Tempo da aveva fatto scandalo la notizia delle smart TV che spiavano gli utenti, di recente è stata la volta degli “origliatori” professionisti dietro agli assistenti vocali e delle app spia. Chi pensava che fosse finita si sbagliava. Un articolo del Financial Times sgancia l’ennesima bomba sulla sicurezza dell’utenza privata: tutti i dispositivi dell’Internet delle Cose che abbiamo in casa collezionano dati sugli utenti e li passano sottobanco a Netflix, Google, Spotify, Microsoft, Facebook e altri.

Questa volta non ci sono anonime gole profonde e bocche cucite che citano fonti segrete. A testimoniare che quanto denunciato accade davvero è uno studio scientifico condotto dalla Northeastern University e dall’Imperial College London intitolato Information Exposure for Consumer IoT Devices: A Multidimensional, Network-Informed Measurement Approach.

L’estrema sintesi è che Smart TV, videocamere per la sorveglianza, eccetera, anche quando inattivi (è sufficiente che siano collegati a Internet) spediscono diversi tipi di dati a servizi terzi. C’è subito da puntualizzare che lo studio ha solo scalfito quella che è con tutta probabilità la punta di un iceberg, perché non definisce in modo preciso le differenze fra un paese e l’altro. Quello è che è certo è che i ricercatori hanno passato al setaccio la situazione dei paesi di appartenenza dei due atenei coinvolti (Stati Uniti e Regno Unito) controllando 81 dispositivi diversi. Hanno condotto oltre 34mila test combinati fra manuali e automatizzati, e alla fine hanno pubblicato quanto rilevato.

Smart TV Samsung ed LG, Amazon Fire TV, Roku e altri prodotti molto popolari spediscono dati a Netflix, Google, Spotify, Microsoft, Facebook a prescindere dall’impiego che l’utente ne sta facendo e dalla presenza o meno di account attivi. Incrociando questo dato con quello rilevato da un altro studio, questa volta condotto dalla Princeton University e dalla Chicago University si ha la conferma dell’esattezza delle rilevazioni. Anche in questo caso, infatti, è emerso che alcune app supportate da Roku e FireTV inviano dati identificativi a terzi, fra cui Google.

I dati inviati riguardano per lo più localizzazione e indirizzo IP, con finalità inserzionistiche. Per lo più si tratta di informazioni sul dispositivo impiegato, ma non mancano dati sulle interazioni registrate. Gli scarsi dettagli al riguardo sono dovuti al fatto che gran parte dei dati era cifrata.

Foto: Depositphotos
Foto: Depositphotos

Prima della pubblicazione il Financial Times ha contattato le aziende messe sotto accusa per riconoscere loro il diritto di replica. Netflix ha ammesso che riceve informazioni dalle Smart TV, ma solo in riferimento al modo in cui la piattaforma viene visualizzata sullo schermo (per capire se ci sono problemi, Nd.R.), ma nessun dato riguarda “altre applicazioni o attività su Smart TV”.

Facebook conferma che “è comune per dispositivi e app inviare dati ai servizi di terze parti integrati in essi. Ciò potrebbe, ad esempio, includere un’app che invia dati a Facebook per creare un’interfaccia di accesso o fornire un pulsante Mi piace”. Google la butta sull’advertising: “come altri editori, gli sviluppatori di app di Smart TV possono utilizzare i servizi di annunci di Google per mostrarli in base ai loro contenuti o misurarne il rendimento. A seconda delle preferenze scelte dall’utente sul dispositivo e sui consensi, l’editore può condividere dati di Google simili a quelli utilizzati per gli annunci nelle app o sul Web. A seconda del produttore del dispositivo o del proprietario dell’app, i dati inviati a Google potrebbero includere la posizione dell’utente, il tipo di dispositivo e ciò che l’utente sta guardando all’interno di un’app specifica, in modo che possano essere profilati con pubblicità personalizzata”.

Ognuno interpreti queste spiegazioni come meglio crede. Max Van Kleek, esperto informatico all’Università di Oxford, bolla quanto appreso come “terribile”. Il punto, infatti, è che “questi dispositivi si trovano in luoghi critici nelle case delle persone” è inaccettabile che nessuno di preoccupi delle informazioni che rilevano e passano di mano.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

RIVOLUZIONE YOUTUBER

di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ Acquista
Articolo Precedente

‎Bioreattore EOS usa le alghe e l’Intelligenza Artificiale per assorbire grandi quantità di anidride carbonica

next
Articolo Successivo

Sacchetti di plastica ecosostenibili fabbricati con pesce morto e alghe, li usereste?

next