“Stop conflitto di interessi”, Riparte il futuro e The Good Lobby Italia lanciano la campagna per chiedere al governo una legge specifica
La petizione, che ha già raccolto oltre 7000 firme, chiede una norma che segnali con chiarezza quando gli interessi personali sono incompatibili con le cariche pubbliche. Le organizzazioni che la promuovono: "Se non ci muoviamo, il fenomeno della corruzione si normalizzerà sempre di più"
Una campagna per chiedere al governo l’approvazione urgente di una legge capace di individuare chiaramente i casi in cui gli interessi personali sono incompatibili con un incarico pubblico, in moda da frenare uno dei mali più diffusi in Italia: il conflitto di interessi. E’ l’idea lanciata dall’organizzazione anticorruzione Riparte il futuro e da The Good Lobby Italia, no profit che aiuta i cittadini a incidere sui processi politici e a proteggere gli interessi della collettività.
“Chiediamo alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, che il 13 giugno 2019 ha provveduto ad abbinare le tre proposte di legge (del Movimento 5 Stelle e del Partito democratico, ndr) di riprendere immediatamente l’iter e discutere quanto prima quei testi” dichiara Federico Anghelé, Responsabile Relazioni Istituzionali per Riparte il futuro. “Non affrontare questo tema significa compromettere sempre di più il legame fra individui e comunità, perché dietro un comportamento corruttivo c’è sempre un conflitto di interessi. Se non ci muoviamo, il fenomeno della corruzione si normalizzerà sempre di più. I cittadini continueranno a voltare le spalle alla politica, convinti che i funzionari pubblici facciano solo gli interessi di pochi”.
“Stop conflitto di interessi: no al tornaconto personale, si al bene al comune” – questo il nome della campagna – è stata lanciata da pochi giorni, ha già raccolto 7500 firme da parte dei cittadini ed è incentrata su tre punti. Primo: astensione dalla decisione pubblica per membri del parlamento, consiglieri regionale, assessori o altre figure pubbliche apicali nei casi in cui gli interessi personali interferiscono con le decisioni da affrontare. Secondo: il riconoscimento di incompatibilità con incarichi pubblici per i cittadini con interessi privati incompatibili con una funzione pubblica (per esempio, un imprenditore edile non dovrebbe ricoprire la carica di assessore all’ urbanistica presso il Comune in cui la sua azienda opera). Terzo: l’introduzione di sanzioni reali per chi dovesse rilasciare dichiarazioni false, astenendosi dal rendere pubblici dati sui propri interessi privati (e di quelli dei congiunti), in potenziale contrasto con l’attività pubblica.