Nell’aula Bunker di Rebibbia a Roma è in corso la requisitoria del pm Giovanni Musarò per il processo Cucchi bis, per il quale sono imputati cinque carabinieri: Francesco Tedesco, il supertestimone che, a nove anni di distanza, ha rivelato che il geometra 31enne venne ‘pestato’ da due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati come lui di omicidio preterintenzionale. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia insieme con il maresciallo Roberto Mandolini, mentre Vincenzo Nicolardi risponde di calunnia nei confronti di agenti della polizia penitenziaria, imputati e assolti nel primo processo. Nel corso della requisitoria il pm Musarò ha citato alcune intercettazioni che, secondo la Procura, inguaiano e raccontano i passi falsi degli imputati. Tra tutte quelle che coinvolgono Tedesco, Di Bernardo e D’Alessandro. Intercettazioni che fanno emergere, come ha precisato Musarò, come “le lesioni più gravi sono state prodotte dalla caduta di Cucchi, dopo un violentissimo pestaggio“.
“Quella caduta – ha spiegato Musarò – è costata la vita a Stefano Cucchi. Musarò ha ricordato come Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, fossero stati di fatto “due fantasmi per anni”, per poi finire per “affossarsi da soli”. Così ricorda: “In un’intercettazione D’Alessandro dice quello che non deve dire. Dice che Cucchi al fotosegnalamento si buttò per terra – ha detto il pm -. Ma del fotosegnalamento non si era mai parlato e quella caduta fu causata dal violentissimo pestaggio”. E ancora: “D’Alessandro ha un problema grosso e deve giustificare tutte le lesioni di Cucchi. Pensa di essere furbo, in un’intercettazione dice: ‘Dentro la caserma, ha dato pure due testate contro il muro quello scemo“. Musarò continua: “E poi abbiamo sentito il racconto di Tedesco: che parlò di un’azione combinata e di un violento calcio di D’Alessandro, poi ci fu la spinta, e si provocò la violenta caduta. La magrezza di Cucchi? Una causa preesistente, possibile che non ci si renda conto?”, ha rivendicato il pm.