“Qualcun altro dice: “non vi fidate del Pd”, “attenti”, “non fatevi fregare”. Io dico a tutti: la fiducia si dimostra! E in questo caso alla prova dei voti in Parlamento”. Nel giorno del voto su Rousseau per il via libera al patto civico per l’Umbria, Luigi Di Maio rilancia il tema del taglio dei parlamentari, dipingendolo come il primo banco di prova del governo e l’occasione per il Pd di ‘smentire’ chi, come Alessandro Di Battista, giovedì è tornato a parlare dell’inaffidabilità, a suo avviso, dei dem: “La prima prova di questo governo è il taglio dei parlamentari – scrive il capo politico del M5s in un lungo post sul Blog delle Stelle – Va fatto nelle prime due settimane di ottobre. Perché qualsiasi cosa accada, alla fine voglio poter dire a tutti che siamo riusciti in una riforma che gli italiani aspettavano da decenni”.
Parole, quelle di Di Maio, che provocano la reazione del Pd. “La nostra lealtà – dicono fonti del partito – non si misura sul taglio dei parlamentari. Abbiamo dato la nostra parola e si farà, non si discute. Ma l’accordo di governo prevede che il taglio sia accompagnato da un’intesa complessiva su legge elettorale e modifiche costituzionali. Ci stiamo lavorando, e bene, con il sottosegretario Fraccaro. E se serve un pò di tempo per definire l’intesa, si abbia pazienza…”. Del resto, fanno notare le stesse fonti parlamentari dem, il “pacchetto complessivo” sulle riforme è uno dei punti qualificanti dell’accordo di governo tra Pd e 5 Stelle. E come tale, si sottolinea, va rispettato. Quindi se occorrerà “un pò di tempo in più per chiudere, non sarà una tragedia spostare un pò più in là il voto sul taglio dei parlamentari. O i 5 Stelle temono che la legislatura stia scadendo?”. Intanto lunedì ci sarà la Direzione del Pd e la segreteria, riunioni dalle quale potrebbe arrivare una indicazione da parte del dem sul tema legge elettorale. Finora il segretario Nicola Zingaretti non ha mai indicato un modello preciso. Poi mercoledì 25 ci sarà la capigruppo della Camera per il calendario dei prossimi tre mesi. E quella sarà la sede in cui si dovrà fissare l’approdo in aula del taglio dei parlamentari.
In giornata Di Maio ha comunque difeso la scelta dell’esecutivo con i dem: “Il cambio di maggioranza è la dimostrazione di essere post-ideologici: abbiamo accettato di lavorare con forze politiche di destra o di sinistra” e lo “abbiamo fatto perché altrimenti l’Italia avrebbe avuto un governo che per prima cosa avrebbe cancellato la legge anticorruzione e rimesso la prescrizione e, magari, fatto eleggere Berlusconi presidente della Repubblica”. Sull’alleanza con il Partito Democratico, il ministro degli Esteri ricorda che “non è una novità che io fossi quello più scettico. Ma questa ipotesi di governo ha ricevuto il record di sempre di voti sulla piattaforma Rousseau, ha anche il pieno sostegno di Beppe Grillo che – come ricorderete – ci ha riunito ad agosto per condividere questo percorso insieme a tante persone che sono pilastri del Movimento e che hanno dato il loro sostegno in diverse occasioni, e ha ricevuto l’ok del 99% del gruppo parlamentare”. Ma la”vera prova del nove per noi e per questo Governo”, sottolinea il leader pentastellato, sarà la legge di Bilancio di dicembre: “Il minimo sindacale è evitare l’aumento dell’Iva. Si rischiava che ogni famiglia pagasse circa 540 euro in più l’anno prossimo. E poi c’è tanto da fare nella stessa legge: dobbiamo dare ai lavoratori un salario minimo e abbassare le tasse”.