Mi scrive un vecchio amico da poco in pensione dopo una vita di lavoro in cantiere e altrove. È esterrefatto e amareggiato per la scelta di Matteo Renzi di abbandonare il Pd. Quella scelta, gli scrivo, è stata fatta ad esclusivo beneficio dello stesso Renzi e della sua ristretta cricca di sostenitori. Nulla a che vedere con gli interessi del Paese e le problematiche urgenti che abbiamo di fronte, dalla disoccupazione giovanile al degrado climatico e ambientale. Anzi, Renzi si rende autonomo per potere rappresentare al meglio gli interessi dei settori che sono pronti a fare fuoco e fiamme pur di non doversi sottomettere a queste priorità.
Questi interessi hanno del resto esponenti ben al di là della cricca renziana. Basti indicare il caso del Tav che vede nella ministra Paola De Micheli, già renziana e ora zingarettiana, la portavoce delle “madamine” e degli altri settori che vorrebbero imporre alla Val di Susa e a tutto il popolo italiano un’opera inutile e dannosa da pagare a caro prezzo, mentre continuano ad essere trascurati gli interventi indispensabili e urgenti per mettere in sicurezza il territorio o anche solo rendere decente il sistema ferroviario.
Un altro episodio particolarmente inquietante, in quest’ottica, è costituito dalla negazione dell’autorizzazione a procedere per il deputato di Forza Italia Diego Sozzani, che ha visto schierati a favore dell’impunità della casta, a quanto pare, anche parlamentari dell’attuale maggioranza. Non è solo Renzi a pensare agli affari suoi, anche se nel suo caso è particolarmente evidente l’assoluta negazione di ogni ispirazione etica della politica.
Grosso modo, abbiamo due tipi di politici, non solo in Italia, ma nella maggior parte dei Paesi occidentali. Il primo è quello di personaggi autoritari che si rendono colpevoli di veri e propri crimini in vari campi. L’esempio principale di questo esemplare assolutamente nocivo è oggi fornito dal brasiliano Jair Bolsonaro che è apertamente fascista (giustifica la tortura, le uccisioni, i sequestri e gli altri crimini dei regimi militari latinoamericani), fortemente razzista (si vedano le sue posizioni a proposito degli afrobrasiliani e degli indigeni) e sta distruggendo l’ambiente, devastando in particolare, con l’Amazzonia che va a fuoco, un polmone di ossigeno e biodiversità indispensabile alla sopravvivenza del pianeta Terra.
Ma alla stessa categoria possono essere ricondotti vari altri soggetti. Ad esempio Donald Trump, il cui negazionismo climatico e la cui nocività per l’ambiente non è certo inferiore a quella di Bolsonaro. E che si rende colpevole di atroci violazioni dei diritti umani dei migranti, separando i figli anche in tenera età dai genitori. Per non parlare del continuo massacro di giovani afroamericani ad opera della polizia statunitense.
Il secondo tipo di politici, a cui appartiene anche Renzi, è quello dei portavoce degli interessi consolidati. Non a caso durante il suo governo venne affossato il referendum contro le trivelle e vennero sovvenzionati a piene mani i continuatori del modello energetico fossile che sta portando la Terra verso l’estinzione. Su questo e altri piani la differenza tra i “servi del sistema” (tipo Renzi) e i fascistoidi (tipo Bolsonaro) sembra più di grado che di sostanza. Le politiche di Matteo Salvini, per fare un altro esempio, ebbero un iniziatore in Marco Minniti che governò prima con Renzi e poi con Paolo Gentiloni.
La scelta di Beppe Grillo e di tutto il Movimento 5stelle di porre fine all’alleanza con Salvini è stata giusta, così come lo è stata quella di Nicola Zingaretti ad accettare l’instaurazione di una nuova maggioranza. Ma non si può pensare di costruire un’alternativa al salvinismo senza rinnegare a fondo le sue politiche, ponendo in atto effettive e sostanziali discontinuità in tutta una serie di settori, dall’ambiente al lavoro, dall’immigrazione alla politica estera. Quest’ultimo settore in particolare richiede oggi una forte dissociazione dalle politiche di Trump: riannodando i fili del dialogo con l’Iran; uscendo dalla cieca subalternità nei confronti del governo israeliano che è allo sbando per conto suo, come dimostrano i risultati delle recenti elezioni; rifiutando le sanzioni genocide contro Cuba, Venezuela e Nicaragua.
Ottenere questa discontinuità è l’unica possibilità per contrastare effettivamente il salvinismo. Per tornare alle due categorie delineate prima, sconfiggere i politici fascistoidi richiede che siano sconfitti anche i servi del sistema. Altrimenti la persistenza dei secondi e delle loro scelte contro il lavoro, il popolo, l’ambiente e i migranti comporterà fatalmente la vittoria finale dei primi. Una nota positiva è costituita, in questo difficile contesto, dalla presenza di ministri come Lorenzo Fioramonti, il quale, sostenendo lo sciopero degli studenti per il clima, ha mostrato come la politica possa, se lo vuole, essere al fianco delle genuine preoccupazioni della società sui temi reali.
Questa è la principale lezione da trarre dalla scissione renziana del Pd: una scelta tutta all’interno di una logica di autopromozione e autoaffermazione lontana anni luce da qualsiasi interesse popolare.