Una decisione presa dalla dirigente scolastica e dal consiglio d’istituto che ha fatto infuriare le famiglie. "Mio figlio ha sei anni, non è dignitoso che sia messo lì sulla panchina sotto gli sguardi degli altri compagni. C’è in atto una strumentalizzazione dei bambini". La preside non parla con la stampa (e nemmeno con loro). Tutto nasce da una delibera del consiglio di istituto, che a inizio anno non ha autorizzato il consumo del pasto da casa per ragioni di spazi e di sicurezza
Costretti a mangiare il pasto da casa su una panchina, inginocchiati per terra. La fotografia scattata da una mamma all’interno del plesso di via Pescarenico dell’istituto “Gino Capponi” a Milano non lascia spazio a molti commenti. Succede dall’inizio della scuola. I loro compagni vanno a pranzo in mensa mentre per loro (otto bambini, tra cui due di prima) la scuola destina solo un angolo dell’atrio accanto al tavolo del bidello. Una decisione presa dalla dirigente scolastica e dal consiglio d’istituto che ha fatto infuriare i genitori di questi bambini che ora sono pronti a presentare un esposto alla Procura. A raccontare come si è arrivati a questo punto è proprio la mamma di uno di questi bambini che non pranza in mensa: “Prima che riaprisse la scuola – spiega Valentina Cislaghi – è stata divulgata una circolare in cui l’istituto si allinea con la richiesta di Milano Ristorazione e di Ats di rifiutare il pasto da casa per il rischio di contaminazione e perché la scuola non ha un locale adibito ai bambini che portano la schiscetta”.
La delibera del consiglio d’istituto del 9 settembre scorso richiama la sentenza della Corte di Cassazione e precisa che “Il genitore che iscrive il proprio figlio al tempo pieno per proprie legittime ed incontestabili esigenze private, sceglie ed accetta quindi che in quel “tempo pieno/prolungato” vi sia “il tempo mensa” così come specificato nella sentenza”. Quattro pagine che concludono con la deliberazione che “non è possibile autorizzare il consumo del pasto da casa, non potendo garantire tutti gli aspetti legati alla sicurezza alimentare, da cui discendono le responsabilità amministrativa, civile e penale”. Un provvedimento che ha fatto desistere molte famiglie (28) dal continuare a consumare il pasto da casa. “Siamo rimasti noi cinque irriducibili. Il primo giorno di scuola ci siamo presentati con il pasto da casa. Quel giorno ci hanno chiamato chiedendo di andare a riprenderli ma non ci siamo andati. I primi due pasti li hanno consumati sul tavolo del bidello nell’atrio. Questa settimana la situazione è peggiorata: sono stati messi sulla panchina. La questione fondamentale è che se c’è il rischio di contaminazione – spiega Valentina Cislaghi – allora Milano Ristorazione si dovrebbe preoccupare anche delle merende che sono portate dalle famiglie. La mamma che è entrata a far le fotografie ha cercato di parlare con la dirigente ma non vi è stato modo di farlo. Alcuni genitori intanto sono andati in questura per denunciare questa situazione: presenteremo presto un esposto. Mio figlio ha sei anni, non è dignitoso che sia messo lì sulla panchina sotto gli sguardi degli altri compagni. C’è in atto una strumentalizzazione dei bambini gravissima. Non è bello vedere il proprio figlio inginocchiato per terra”. Intanto la preside Gabriella Maria Sonia Conte si è trincerata dietro un silenzio stampa negandosi ai giornalisti ma anche ai genitori di questi bambini.