Moschino, ovvero quando i quadri di Pablo Picasso prendono vita. Sono infatti veri e propri dettagli di un’opera cubista gli abiti-scultura portati in passerella dal genio di Jeremy Scott, il direttore creativo del brand, che ha reso i suoi defilé uno degli appuntamenti più attesi di tutta la Milano Fashion Week. Dopo aver rappresentato al meglio l’immaginario simbolo della cultura pop (dai maxi-loghi di Barbie e McDonald’s fino alle cover-detersivo, ricordate?), Moschino ha deciso di omaggiare Pablo Picasso e la spagna, ispirandosi all’arte del pittore e alla sua vita, con le donne che ha amato (donne, amanti e muse) che escono dalle tele per tramite di Gigi e Bella Hadid, Kaia Gerber e le altre super top model del momento, che sfilano indossando abiti scomposti proprio come i capolavori cubisti a cui appartengono.
I richiami sono tanti e facilmente individuabili: per esempio, c’è Bella Hadid nei panni del celebre Arlecchino e Kaia Gerber agghindata da natura morta con chitarra tridimensionale o ancora un abito-scultura che rappresenta un quadro (con tanto di cornice!) con ritratta la sagoma di una donna. E poi ancora mini dress rossi con pois neri che richiamano gli abiti tradizionali delle ballerine di flamenco e tute come quelle indossate dai toreri, per non parlare dei quadri originali a cui sono ispirati gli abiti stampati sulle pochette.
Un immaginario ricco di suggestioni e rimandi, che teletrasporta nel cuore della Spagna più autentica, ben diverso dal rigore matematico visto da Max Mara, che al contrario ha fatto sfilare capi tagliati con squadra e righello, assolutamente algidi e gender fluid. Come i completi da ufficio pensati per una donna in carriera che incede sulla passerella con passo militaresco, sicura di sé e “armata” da giacche-armatura con maxi tasche e completi impeccabili, quasi fosse un’automa. Grande assente è il colore, che lascia il posto ai toni più neutri, dai grigi ai tortora. Anche qui i riferimenti non sono più di tanto velati: ci sono le treccine di Greta Thunberg e il mood da agente segreto che non ti fa stupire se all’improvviso sbuca fuori Daniel Craig nei panni di 007. Il tutto all’insegna della semplicità e di una certa aura di sintomatico mistero.
Un minimalismo che si ritrova anche in passerella da “re” Giorgio Armani che, ancora una volta, ha operato per sottrazione, rendendo le sue donne austere e impalpabili, quasi fossero ultraterrene. I tessuti sono leggerissimi e volatili, accompagnati da luccichii d’argento e bagliori cangianti, sulle sfumature pastello del verde prato, rosa e azzurro polvere, impreziositi da trame in lamé che danno un effetto metallico ai look. Tra i trend da rilevare c’è sicuramente il cappellino, immancabile complemento di molti outfit visto anche in molte altre passerelle di questa Milano Fashion Week. Ma a riportare sulla Terra i presenti nell’Armani Teatro è stata l’uscita a sorpresa di un modello muscoloso dai lunghi capelli biondi, che ha sfilato a petto nudo, surriscaldando l’atmosfera rarefatta che si era creata. E subito l’aria si riempie di brusii e mormorii: tutti si chiedono chi sia. È Luke Mählmann e ha rubato il cuore a molti.
È stata poi la volta di Fendi, con Silvia Venturini Fendi che ha raccolto l’eredità del genio Karl Lagerfield, che per oltre 50 anni è stato alla guida della griffe romana. Il suo debutto è stato decisamente un successo, con una collezione dall’alto tasso di positività e un set che ricorda quello del “Re Leone”. I colori sono quelli caldi e morbidi della terra battuta dai raggi del sole all’alba o al tramonto, l’estate è nell’aria: bluse, pantaloni, gonne e minidress sono – ancora una volta – un richiamo agli anni Settanta, con fantasie optical o psichedeliche, dal taglio semplice e dal mood giovane e spensierato, ma anche un po’ allo stile safari, con giacche multitasche degne di un esploratore nella savana. Il tutto sullo sfondo di un sole arancione che si tuffa in un mare ideale.
Tantissimi i vip in prima fila ma a rubare la scena a Anna Wintour, Nicole Kidman e Ferragnez è la misteriosa donna incappucciata che non si perde uno show. Di lei non si sa nulla, se non che il suo nome d’arte è Checking Invoices e che su Instagram – dove conta quasi 60 mila followers – si presenta ermeticamente come “Anonymous duo based nowhere”, ovvero “duo anonimo basato nel nulla”. Insomma, c’è chi fa vedere tutta la sua vita e chi nasconde pure la faccia. Di lei infatti non si conoscono né il nome vero né la nazionalità dal momento che il suo volto è sempre stilosamente occultato, nascosto dietro tutine integrali stretch che nascondono totalmente la sua faccia e il resto del corpo. Tanto che c’è da chiedersi cosa abbia visto delle sfilate attraverso quella maschera.