Oltre 150 Paesi hanno preso parte all'iniziativa che apre la "WeekForFuture". In Italia, dove lo 'sciopero globale' sarà il 27, il sit-in degli attivisti è stato a Piazza Montecitorio. Il clou è a New York, dove Greta Thunberg guiderà la manifestazione
Una settimana di manifestazioni, centinaia di migliaia di studenti in piazza e 5mila eventi in tutto il mondo in attesa di un appuntamento: quello del summit Onu sul clima, in programma da lunedì a New York. Oggi è il giorno che inaugura gli appuntamenti organizzati da Fridays for Future, il movimento per l’ambiente nato intorno all’attivista svedese Greta Thunberg, che iniziò per prima con i suoi sit-it ogni venerdì davanti al parlamento di Stoccolma. La loro campagna intende mobilitare i giovani del mondo intero per convincere politici e imprenditori ad adottare misure drastiche per bloccare l’aumento delle temperature provocato dalle attività umane.
In Italia, dove però lo sciopero è previsto il 27, giornata finale della settimana per il clima, gli attivisti del movimento Fridays for Future Roma si sono dati appuntamento a Piazza Montecitorio, dove hanno scandito alcuni slogan. ‘Ma quale mercato, ma quale profitto, distruggere l’ambiente non ne hai il diritto’ e ancora ‘Undici anni questo ci rimane se non agiamo adesso il Pianeta poi scompare. Tre le loro rivendicazioni: abbandono delle fonti di energia fossili e riduzione a zero delle emissioni di gas serra, giustizia climatica per i popoli di tutto il mondo e fiducia nella scienza. Punti che saranno tema di discussione anche al summit Onu a New York.
In Europa, oltre alla partecipatissima protesta di Berlino e ai cortei in altre città della Germania che hanno radunato in tutto 1,4 milioni di attivisti, sono in corso manifestazioni anche a Londra, Parigi, nella piazza centrale di Praga, in Repubblica Ceca e a Varsavia. In Finlandia i manifestanti si sono fermati davanti al Parlamento a Helsinki e un dimostrante vestito da Babbo Natale portava un cartello con la scritta ‘my house is on fire’, cioè ‘la mia casa è in fiamme’. Ma la partecipazione va molto oltre i confini dell’Europa: ad aderire al global strike sono stati infatti 150 Paesi. In Australia erano più di 300mila, e poi in Thailandia, Indonesia ed India, ma anche in Giappone, Birmania e Filippine, arcipelago gravemente minacciato dall’innalzamento del livello degli oceani.
Diverse centinaia di persone si sono riunite davanti alla Corte Costituzionale del Sudafrica, a Johannesburg. Una marcia pacifica, con tanti cartelli, pupazzi, travestimenti che ha visto i giovani attivisti Tariro Banganayi e Natalie Kapsosideris lanciare alla folla l’appello ad esercitare maggiori pressioni sul governo, che “ci sta rubando il nostro futuro”, hanno detto. Il Sudafrica è stato oggetto di forti critiche per il costante ricorso ai combustibili fossili. Marce analoghe a quella di Johannesburg si sono svolte in Uganda e Kenya. E il clou è previsto a New York, dove Greta guiderà le manifestazioni: a oltre un milione di studenti è stata garantita la ‘giustificazione’ dalle autorità, potranno saltare scuola senza penalizzazioni. Anche il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti è intervenuto sulla manifestazione – che in Italia sarà il 27 settembre, giorno di chiusura della settimana per il clima #WeekForFuture – spiegando che la partecipazione degli studenti allo sciopero è “la più grande lezione che i ragazzi possano frequentare“.
Poche persone a Hong Kong – Il Climate Action Hong Kong, il gruppo di studenti attivo in passato nella promozione e nella riuscita dei due scioperi precedenti, ha spiegato sul suo account Facebook che la decisione di non partecipare alla giornata sconta i timori per le proteste anti-governative in corso nell’ex colonia britannica da oltre tre mesi. “La ragione per cui non abbiamo aderito all’evento questa volta è perché non vogliamo mettere a rischio la sicurezza degli studenti attraverso un meeting su vasta scala. È qualcosa che in questa fase non possiamo assicurare”.
Asia e Australia – Il calcio d’inizio della giornata di mobilitazione è avvenuto a Vanuatu, alle Isole Salomone e a Kiribati, quando il sole si levava sul Pacifico: gli atolli sono in prima linea contro il cambiamento climatico a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua che li mette a rischio. In Australia oltre 300mila studenti, genitori e sostenitori hanno marciato in diverse città, più del doppio rispetto ai partecipanti agli scioperi di marzo. L’Australia subisce le conseguenze dei cambiamenti climatici, con siccità sempre più gravi, incendi boschivi sempre più intensi e piogge che scatenano inondazioni devastanti, nonché il deterioramento forse irrimediabile delle condizioni della Grande barriera corallina. “Siamo il futuro e meritiamo di meglio. Gli adulti non fanno che parlare ma non fanno niente”, ha dichiarato ad Afp a Bangkok Lilly Satidtanasarn, 12 anni, soprannominata la Greta Thunberg della Thailandia per la sua battaglia contro la plastica. Proteste anche in India, a Nuova Delhi e Mumbai, come pure alle Filippine, arcipelago gravemente minacciato dall’innalzamento del livello degli oceani.
India – Migliaia di ambientalisti, in gran parte studenti delle scuole superiori si sono ritrovati in piazza nelle metropoli, a Delhi, Mumbai, Chennai, Pune, mentre in decine di città più piccole, dal Punjab al Tamil Nadu, dal Rajasthan al Maharasthra, hanno aderito con una giornata di sciopero dalle lezioni scolastiche. Nella capitale gli ambientalisti si sono dati appuntamento davanti alla sede del Ministero dell’Ambiente, guardato a vista da numerosi agenti di polizia; molti gli scolari delle scuole elementari, accompagnati dagli insegnanti, che hanno mostrato i loro disegni sulle pessime condizioni di salute del pianeta. Tra gli slogan più diffusi tra gli studenti delle superiori, la richiesta di azioni urgenti al Ministro Prakash Javadekar, che per i prossimi due anni sarà Presidente del COP14, la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione; molti hanno rivendicato il “diritto costituzionale” a respirare aria pulita e avere accesso ad acqua potabile. Un ragazzo ha issato un provocatorio cartello con la domanda: “Perché andare sulla Luna, se non siamo capaci di proteggere la Terra?”
Filippine – “Che cosa vogliamo? Giustizia climatica! Quando la vogliamo? Ora!”, è uno degli slogan degli studenti universitari di Manila scesi insieme ad ambientalisti e rappresentanti delle comunità indigene. “Una delle richieste principali di tutte le proteste è che il governo delle Filippine dichiari l’emergenza climatica”, hanno dichiarato gli organizzatori delle manifestazioni previste da oggi fino al 27 settembre in tutto il Paese. Inoltre è stata chiesta giustizia per la morte dei 30 attivisti ambientalisti uccisi dall’inizio dell’amministrazione del presidente Rodrigo Duterte. “I giovani non saranno intimiditi e difenderanno i diritti delle persone e dell’ambiente”, ha dichiarato Madelene De Borja, leader di un’organizzazione ambientalista giovanile.