Chi ha paura di un libro per bambini o non l’ha saputo leggere o lo vuole strumentalizzare. E’ il caso di Girogirotonda, la storia di Dorin, una bambina rom, figlia di giostrai, che il giornalista e scrittore Federico Taddia ci racconta da anni per Mondadori. Un estratto, riadattato, è stato pubblicato in un testo scolastico di cittadinanza attiva nelle scuole di Pisa e Toscana e apriti o cielo: l’eurodeputata Susanna Ceccardi, 32 anni, si è scatenata contro il libro del giornalista bolognese con parole furenti: “Mettere in favoletta la bambina che sta ad accattonare al semaforo e farla passare come un modello positivo nei libri di scuola, non è poetico, è criminale”. Roba da fare un’interrogazione in Parlamento ha accennato la Ceccardi perché “l’accattonaggio ai semafori si insegna già in prima elementare”.
In realtà la storia di Dorin è un racconto di civiltà dove nessuno insegna a chiedere l’elemosina ma dove la piccola bambina che vende rose e fazzoletti al semaforo si presenta come una cittadina modello che “lava e pulisce tutti i giorni il semaforo perché lo possano vedere bene bene anche da lontano e se qualcuno attacca un adesivo o fa una scritta sul semaforo, lei si arrabbia moltissimo. Quando si rompe una lampadina telefona in Comune, fa la voce da mamma e dice: Presto, c’è un semaforo rotto. Correte subito”.
????Nei libri di testo delle scuole primarie la zingarella diventa paladina dell’educazione civica‼“Dorin ha gli occhi grandi e neri, i capelli lunghi e ricci, il naso un po’ a punta, due orecchini piccoli piccoli e un neo tondo tondo sulla guancia destra”. Dorin vive in un semaforo. Anzi, no, vive in una roulotte e vende fazzoletti e altri oggettini ai semafori.Fino qui non ci sarebbe nulla di strano, la storia sembra uno spaccato delle tante scene di vita quotidiana a cui assistiamo nelle nostre città. Ma questo racconto, estrapolato da un volume di narrativa per bambini, è stato inserito in un libro di testo della scuola primaria.La storia della piccola zingarella diventa quindi un esempio positivo per i più piccoli, dove, chi regala due spiccioli alla piccola rom è bravo, e chi invece non lo fa, è brutto e cattivo.È paradossale che si rovesci completamente la realtà e che situazioni al confine tra la legalità e l’illegalità siano prese come esempio positivo per formare le nuove generazioni. Un capitolo a parte, poi, sarebbe da aprire riguardo allo sfruttamento di minori nell’accattonaggio, per non parlare delle condizioni in cui sono costretti a vivere i più piccoli nei tanti campi nomadi presenti sul nostro territorio. Condizioni che sono spesso al limite della dignità umana e ben lontane dal romanticismo della favoletta.Le sorprese del testo non sono però finite perché non poteva mancare anche un accenno all’ideologia gender.Sfogliando il libro troviamo, infatti, anche delle frasi da completare in cui si chiede ai bambini maschi perché vorrebbero essere delle femmine e viceversa.Per i nostri figli abbiamo in mente esempi e modelli ben diversi, lontani anni luce da una bimba che per noi non dovrebbe mai e poi mai essere felice di fare l’elemosina ad un semaforo.STOP IDEOLOGIA A SCUOLA!
Pubblicato da Susanna Ceccardi su Venerdì 20 settembre 2019
Ciò che sembra dar fastidio alla deputata leghista è l’umanità. Scrive la Ceccardi sul suo profilo Facebook: “La storia della piccola zingarella diventa quindi un esempio positivo per i più piccoli, dove, chi regala due spiccioli alla piccola rom è bravo, e chi invece non lo fa, è brutto e cattivo. È paradossale che si rovesci completamente la realtà e che situazioni al confine tra la legalità e l’illegalità siano prese come esempio positivo per formare le nuove generazioni”.
Sì, è vero. Di una cosa ha ragione la Ceccardi: il libro di Taddia insegna a sorridere a Dorin, a dirle una buona parola non sempre a darle delle monete ma non a trattarla male. Ma forse è proprio questo che irrita un leghista duro e puro: mai mettersi nei panni degli altri. Non so se la deputata leghista abbia mai fatto volontariato in un campo rom o si sia mai trovata a girare con dei bambini “zingari” (così li chiama lei) in una città. A me e a Taddia, in gioventù è capitato e vi assicuro che è lo sguardo che si appiccica su di te a non mollarti più. “Dorin piange quando la gente è cattiva con lei o con i suoi genitori. Quando le persone al semaforo la offendono, dicono parolacce, la mandano via con dei gestacci e le urlano che è una ladra. Allora le scappa una lacrima che conserva dentro una bottiglietta speciale”. Sicuramente anche le parole della Ceccardi hanno fatto scappare una lacrima a Dorin e, forse, anche a Federico Taddia.