Nella richiesta si legge che l’azione del direttore Piccinini e del cronista Biazzo e di “colui che, per loro conto, aveva fatto da infiltrato nella pubblica amministrazione campana” non è punibile perché “evidentemente finalizzata a far emergere ed a portare a conoscenza dell’opinione pubblica gravi fenomeni corruttivi"
Non punibili. Il direttore di Fanpagne, Francesco Piccinini, il giornalista Sacha Biazzo e Nunzio Perrella, ex boss di camorra diventato cronista sotto copertura nell’inchiesta Bloody Money, devono essere archiviati. Nella richiesta, che ora è al vaglio del gip, si legge che l’azione dei due giornalisti e di “colui che, per loro conto, aveva fatto da infiltrato nella pubblica amministrazione campana” non è punibile perché “evidentemente finalizzata a far emergere ed a portare a conoscenza dell’opinione pubblica gravi fenomeni corruttivi”.
Il fascicolo fu aperto dopo l’inchiesta traffico dei rifiuti, poi diventata un libro inchiesta. La procura gli contestava l’induzione alla corruzione. Richiesta di archiviazione per gli altri indagati, ma stralciata, invece, la posizione di altri due soggetti, ai quali è stato contestato il traffico illecito di rifiuti. I cronisti hanno agito, sostengono i magistrati, con la finalità di “far emergere e denunziare all’opinione pubblica quelle condizioni endemiche di coinvolgimento” che rappresentano un tradizionale fattore di inquinamento nell’attività di enti ed aziende pubbliche. Nella richiesta vengono anche citati alcuni precedenti giuridici tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Tra questi anche una sentenza di assoluzione nei confronti di Al Jazeera per una inchiesta nella quale era stata utilizzata una persona e una telecamera nascosta per ottenere le prove di un’azione organizzata da parte del ministero degli Esteri israeliano per screditare i suoi oppositori. Perrella, l’uomo attraverso il quale è stata realizzata l’inchiesta giornalistica, viene equiparato, per le finalità giornalistiche delle sue azioni, al ruolo di “undercover journalist”.
La posizione dei politici e degli amministratori pubblici coinvolti, compresa quella di Roberto De Luca, il secondogenito del Presidente della Regione Campania, e di Rory Oliviero, l’ex consigliere di Ercolano, è stata archiviata perché non è stato riscontrato il reato di corruzione o di istigazione alla corruzione in quanto si è prefigurata la fattispecie del cosiddetto “reato impossibile” ovvero l’impossibilità che potesse questo avvenire in quanto non vi era “l’elemento soggettivo” ovvero la volontà da parte di almeno una delle due parti di compiere l’atto di corrompere. Elemento confermato dal fatto che al momento della consegna delle valigette di soldi quest’ultime contenevano in realtà spazzatura.