Per loro – circa 300 famiglie rimaste senza casa – “un primo risarcimento da 8-12mila euro a testa” erogato subito dopo il crollo del ponte Morandi a Genova. Somma a cui vanno aggiunti ulteriori aiuti forniti in base alla composizione dei nuclei familiari e al valore d’acquisto delle rispettive abitazioni. Per lui una buonuscita da 13 milioni di euro, copertura legale e assicurativa, auto e residenza aziendale per un anno. Sono le condizioni con cui Atlantia, la holding che controlla Autostrade per l’Italia, ha dato il via libera alle dimissioni di Giovanni Castellucci dal duplice ruolo di amministratore delegato e direttore generale della società. Un passo indietro accelerato dagli sviluppi delle indagini sui report “falsificati” sulle condizioni di altri viadotti e dalla richiesta di discontinuità avanzata dai Benetton. “Potevano agire diversamente, leggere quelle cifre fa tanta rabbia”, commenta a ilfattoquotidiano.it Franco Ravera, presidente dell’associazione ‘Quelli del ponte Morandi’ (realtà in cui oggi sono confluiti i Comitati degli sfollati). “Concedere degli emolumenti del genere a un dirigente come Castellucci forse è una cosa dovuta, ma andava fatta una valutazione morale. Non si può fare finta che il 14 agosto 2018 non sia successo nulla”, aggiunge Ravera. Numeri alla mano, negli ultimi 15 mesi Aspi ha dichiarato di aver stanziato in favore di Genova oltre 500 milioni, di cui circa 60 per i familiari delle 43 vittime e 209 (già spesi) per la demolizione e la ricostruzione del Polcevera. Nonostante questo, sono in tanti fra gli sfollati a puntare il dito contro Atlantia per il trattamento riservato al suo (ormai ex) amministratore delegato.

La rabbia degli sfollati: “Restituisca quei soldi al territorio”
“La società ringrazia l’ing. Castellucci per il decisivo contributo dato nei 18 anni ai vertici del Gruppo per trasformarlo in un leader globale nel settore delle infrastrutture, sviluppandone il valore in maniera significativa”. È con queste parole, arrivate nella serata di martedì 17 settembre al termine di una riunione straordinaria durata più di 5 ore, che Atlantia ha annunciato le dimissioni del supermanager marchigiano. 18 anni di carriera nella holding riconducibile alla famiglia Benetton e terminati 15 mesi dopo il crollo del viadotto. Le condizioni del suo addio sono note a tutti: un “incentivo all’esodo pari alla somma complessiva lorda di euro 13.095.675” (suddiviso in 4 rate), il mantenimento delle stock option e delle 340.388 azioni di Atlantia già in suo possesso (dal valore di circa 7 milioni), “la copertura assicurativa D&O” e per ulteriori 12 mesi anche “auto aziendale, housing e le ulteriori coperture assicurative in essere”, oltre alla copertura legale totale a patto che non emergano “condotte dolose comprovate ed accertate”.

Cifre per cui Franco Ravera non nasconde la delusione: “Secondo molti di noi sarebbe stato un bel gesto, da parte di Castellucci, devolvere parte di quel denaro a iniziative sul territorio o a nuovi fondi per i familiari delle vittime”. Eppure niente di tutto questo è successo. Almeno per ora. “La cosa che fa più male è ripensare agli incontri con Autostrade avvenuti subito dopo il 14 agosto, alle scuse mancate, all’indisponibilità a dialogare con noi”, spiega il presidente di ‘Quelli del ponte Morandi’. “Quando non avevamo nemmeno i vestiti con cui cambiarci, ci hanno concesso tra gli 8 e i 12mila euro a famiglia. Poi, in autunno, dopo aver scoperto che non saremmo più rientrati nelle nostre case, abbiamo provato a chiedere ad Aspi ulteriori aiuti. Ma anziché concederli a tutti, hanno preteso di fare dei colloqui individuali per poter decidere loro quanto dare e a chi. A quel punto io mi sono rifiutato”. Ora che sono passati diversi mesi, però, non è più una questione monetaria. “Noi possiamo considerarci a posto, salvo qualche caso. Abbiamo una casa – di certo non la nostra – in cui dormire e abbiamo ripreso lentamente a vivere, anche se c’è ancora tanta sofferenza per l’affettività perduta”, conclude Ravera. “Perciò pensiamo che tutti i nuovi interventi vadano dirottati sul territorio. Cosa che abbiamo iniziato a fare anche in prima persona grazie alla nostra associazione, nata dall’esperienza dei comitati e avviata dopo l’anniversario del crollo del viadotto. È per questo che dall’ex amministratore delegato ci saremmo aspettati un gesto analogo”.

Le spese di Autostrade, tra fondi ai familiari delle vittime e rimborsi assicurativi
Buonuscita di Castellucci a parte, i numeri ufficiali sulle spese sostenute finora dalla concessionaria autostradale per Genova sono scritte nero su bianco nella relazione annuale 2018 della “casa madre” Atlantia e nella semestrale datata 30 giugno 2019. Proprio in questo documento si legge che “nel corso del primo semestre 2019 sono stati effettuati ulteriori accantonamenti pari a 6 milioni di euro correlati essenzialmente ai risarcimenti agli eredi delle vittime e ai feriti incrementando l’onere complessivo al lordo del relativo effetto fiscale rilevato nel bilancio consolidato chiuso al 31 dicembre 2018, pari a 513 milioni di euro”. Dove sono finiti questi soldi? 209 sono già stati spesi per la demolizione e la ricostruzione del ponte, mentre 33 sono stati erogati ai familiari delle vittime (complessivamente dovrebbero arrivare a circa 60). Poi ci sono la terza tranche di rimborsi avviata durante l’estate e le spese già indicate nel bilancio 2018: indennizzi a imprenditori e artigiani danneggiati dalla tragedia, aiuti materiali alle imprese locali, parcelle degli avvocati, interventi per la messa in sicurezza dell’area coinvolta, consulenze e risarcimenti a vario titolo. Fra questi, figurano anche “gli oneri connessi ai contributi erogati per far fronte alle prime necessità delle famiglie costrette a lasciare le proprie abitazioni (2.577 migliaia di euro, rilevati tra gli oneri diversi)”, cioè proprio quegli 8-12mila euro destinati in prima battuta agli sfollati. Non tutto il denaro sborsato finora da Aspi, però, arriva direttamente dal suo portafogli. Ammonta a 38 milioni “la quantificazione del risarcimento spettante ad Autostrade per l’Italia in relazione alla copertura assicurativa in essere sul Polcevera per la sola responsabilità civile verso terzi”. Anche la società che aveva in concessione il ponte Morandi, quindi, ha ottenuto il suo (primo) indennizzo.

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