Tra i primi impegni da ministro degli Esteri il capo politico M5s ha scelto di vedere i familiari del ricercatore friulano ucciso al Cairo tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016. Dopo la crisi di governo, devono partire anche i lavori della Commissione che ha il mandato di “raccogliere tutti gli elementi utili per l’identificazione dei responsabili"
Luigi Di Maio ha scelto tra i primi impegni da ministro degli Esteri un incontro con la famiglia Regeni. Il prossimo 7 ottobre il capo politico M5s li accoglierà alla Farnesina. Nel frattempo, con l’insediamento del nuovo governo, è pronta a cominciare il suo lavoro anche la Commissione monocamerale d’inchiesta sull’omicidio del ricercatore friulano, trovato morto e con evidenti segni di tortura il 4 febbraio 2016 nella periferia del Cairo.
Di Maio incontra i familiari di Giulio Regeni dopo che più volte in passato, anche da vicepremier, ha chiesto all’Egitto di dare risposte concrete “sull’individuazione dei responsabili della morte”, ma a novembre scorso aveva anche promesso che ci sarebbero state “conseguenze su tutto” se il Cairo avesse continuato a non collaborare efficacemente. Cambia il governo ma “non verrà meno la determinazione” dell’Italia di far emergere la verità, ha invece assicurato poche settimane fa, il 25 agosto, il premier Giuseppe Conte. Al G7 di Biarritz ha incontrato il presidente Abdel Fattah al Sisi, al quale ha ribadito la continuità degli sforzi italiani. Al Sisi avrebbe assicurato a Conte l’impegno dell’Egitto “a continuare gli sforzi per scoprire le circostanze” dell’omicidio “e portare i responsabili davanti alla giustizia”. Solo il 27 aprile scorso, Conte aveva bacchettato il presidente egiziano, esprimendo la sua “insoddisfazione” perché “a distanza di tempo non c’è ancora nessun concreto passo avanti“.
Ad aprile 2016 il governo italiano aveva provveduto al ritiro dell’ambasciatore, in attesa di chiarimenti sul caso, ma la decisione era stata poi rivista il 14 agosto 2017. Nel frattempo la richiesta di una verità da parte della famiglia di Regeni e il lavoro della Procura di Roma non si sono mai interrotti. Con i pm che hanno dovuto affrontare le resistenze della controparte egiziana e i continui depistaggi per complicare la ricostruzione di quanto successo al ricercatore italiano tra il 25 gennaio e il 4 febbraio del 2016 al Cairo. Dopo l’ennesima spedizione a vuoto dei magistrati italiani, il 29 novembre scorso il presidente della Camera, Roberto Fico, aveva scelto in autonomia di rompere le relazioni diplomatiche con il Parlamento egiziano.
Ora una possibile svolta potrebbe arrivare anche dal lavoro della Commissione d’inchiesta, composta da 20 deputati, che ha il compito di “raccogliere tutti gli elementi utili per l’identificazione dei responsabili della morte di Giulio Regeni nonché delle circostanze del suo assassinio”. L’istituzione di una monocamerale era stata approvata a fine aprile, ma la successiva crisi di governo ha impedito che il lavoro della Commissione potesse cominciare già in estate. Resta ancora da scegliere il presidente: in vantaggio c’è Erasmo Palazzotto di Leu, ma dopo essersi seduto tra i banchi del governo il Pd potrebbe avanzare pretese.