Dalla promessa di un “piano industriale per l’Italia” alla garanzia di un abbassamento delle tasse: “Ma chi sbaglia deve pagare, quindi sì a pene detentive per i grandi evasori”. Anche perché i condoni “non possono diventare parte integrante” della fiscalità. Nel faccia a faccia con Maurizio Landini alla festa della Cgil, il premier Giuseppe Conte sembra tracciare una linea in vista della legge di Bilancio e dei mesi successivi di governo. Ripete di “non avere la bacchetta magica” e, in riferimento al cuneo fiscale, “che le risorse sono poche”. Ma garantisce che la rotta del nuovo governo sarà ben chiara. Con un bagno di realtà, ad esempio su Quota 100, definita “una misura temporanea, introdotta per sanare una ferita, un vulnus, che sarà mantenuta, ma non è la panacea dei problemi del sistema pensionistico”.
I CONDONI E L’EVASIONE – A proposito del fisco Conte ha chiarito che “le definizioni agevolate per me sono una ‘una tantum'” perché i condoni “non posso diventare parte integrante della disciplina fiscale”. “Chi sbaglia deve pagare“, ha ribadito prima di dirsi “favorevole” anche a “pene detentive per i casi di conclamata e grave evasione”. Ma la lotta all’evasione, ha aggiunto, non può essere affrontata solo in chiave repressiva: “Nello stesso tempo dobbiamo alleggerire la pressione fiscale”. E anche se “non abbiamo molte risorse”, ha premesso “già quest’anno stiamo lavorando per dare un segnale significativo sul cuneo fiscale”.
IL PIANO INDUSTRIALE PER L’ITALIA – Il presidente del Consiglio ha insistito molto sul Mezzogiorno, dove “un arretramento industriale significa non recuperare più i posti”. Per questo, dice, il governo “deve assolutamente trovare tutti gli strumenti per fronteggiare le crisi aziendali”. Un riferimento all’attualità con la vertenza Whirlpool di Napoli che da giorni tiene banco per la cessione unilaterale decisa dalla multinazionale alla ‘misteriosa’ Prs-Passive Refriferation Solutions SA con sede a Lugano, a neanche un anno dal piano per l’Italia concordato con il precedente governo. “Dobbiamo rassicurare il sistema industriale: il governo deve tirar fuori un piano industriale per l’Italia”, aggiunge Conte ammettendo che “delle volte è mancata la chiarezza sugli investimenti industriali” e ammonendo che “non possiamo permetterci di affidarci ogni anno a segnali contraddittori”.
GREEN NEW DEAL – Una linea decisa e soluzioni chiare servono anche sotto il profilo ambientale: “Ho visto che anche nell’Ue, sull’ambiente, sta maturando un atteggiamento diverso. Ora la Germania ha annunciato una svolta, noi abbiamo un primato sulle energie rinnovabili e abbiamo annunciato un Green New Deal. C’è la determinazione a investire anche con meccanismi incentivanti per le aziende che dimostreranno di orientare il Paese verso un atteggiamento di maggior rispetto delle biodiversità, attenzione ai cambiamenti climatici, economia circolare”. Questo, ha annunciato, “si trasformerà in vantaggi per chi farà proprie queste prassi rispetto a chi rimarrà indietro”. Quindi si è rivolto direttamente agli imprenditori: “Invito tutti gli esponenti del mondo produttivo a considerare che già alcuni studi dimostrano che il ri-orientamento produttivo in senso sostenibile comporta un costo inizialmente ma dà vantaggi competitivi incredibili e crea occupazione”.
IL SUD – Essendo la “dignità sociale legata al lavoro”, ha spiegato, “con la presidente von der Leyen ho posto il tema di un piano europeo” per il Sud: “Capisco che a livello europeo ci faranno storie ma ci deve aiutare”. Per Conte “serve una fiscalità di vantaggio per l’intera area del Sud e un intervento strutturato”, ha rimarcato il premier. Il Paese, ha rimarcato, “è attraversato da tante diseguaglianze, economiche, generazionali, di genere e territoriali”. Il divario Nord-Sud, ad esempio, “è certificato – ha detto Conte – anche a livello europeo, Milano oggi è un cantiere anche in centro, al Sud mancano le infrastrutture”. In questa situazione, si è chiesto il premier, “come può questo Paese crescere”. Per concludere: “Se facciamo ripartire il Sud favoriamo anche il Nord”.
IL LAVORO E L’EUROPA – “Dobbiamo realizzare l’articolo 3 della Costituzione, che nel secondo comma dice che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono ai cittadini di poter pienamente concorrere alla vita economica e sociale del Paese. Perché l’Italia deve subire il dumping sociale da parte di altri Paesi Ue? Le nostre società si trasferiscono all’estero, in Paesi Ue dove trovano agevolazioni fiscali e manodopera a basso costo”.
IL METODO – Ritornando sull’incontro proprio con Landini e gli altri segretari dei maggiori sindacati che si è tenuto in settimana per discutere dei temi della Manovra, il presidente del Consiglio si è detto sorpreso “del fatto che è la prima volta che un premier accetti un confronto” di questo tip: “Rompiamo gli schemi, quindi, ma in modo inconsapevole. Un confronto serve innanzitutto a un riconoscimento del vostro ruolo sociale. E poi c’è il problema del metodo: è impossibile non maturare certe decisioni senza confronto”. Per il leader della Cgil, “sicuramente è un cambiamento importante” il modus operandi del premier: “Ora però – ha puntualizzato – voglio vedere il merito dei contenuti che si realizzeranno”.