Senza alcun dubbio Friends può essere considerata la matrice di tutte le sit-com attuali, la fonte d’ispirazione di tanti produttori che attualmente confezionano sit-com di successo (vedi How I met your mother). Friends ha saputo condensare in un unico prodotto la demenzialità nuda e cruda di una classica situation comedy, risatine di sottofondo comprese, all’esplorazione coraggiosa di temi molto seri e incredibilmente attuali (parliamo di una serie degli anni 90) come l’omogenitorialità, l’obesità e i conseguenti problemi di accettazione sociale, la maternità surrogata. Il tutto condito con una scrittura intelligente, un umorismo di grande impatto, ma mai esasperato e un’interpretazione attoriale davvero magistrale.
Sono passati ben 25 anni da quel 22 settembre del 1994, quando in America andò in onda la prima puntata di Friends, mentre nel nostro Paese avremmo dovuto aspettare tre anni ancora prima di sentire Rachel Green parlare italiano (la messa in onda in Italia avvenne il 23 giugno del 1997).
In effetti quando vidi per la prima volta Friends ero poco più di un’adolescente, ma ricordo che ne rimasi affascinata sin da subito. Solo in seguito provai a vederlo in lingua originale e devo dire che fu un’esperienza ancora più bella. Anche se devo ammettere che l’ottimo doppiaggio in italiano è pienamente riuscito a restituire le innumerevoli sfumature dei dialoghi e l’umorismo brillante dei protagonisti.
E veniamo proprio a loro: i protagonisti. Sono sei giovani single che vivono (quasi) tutti insieme nella rampante New York degli anni 90 e che inglobano in maniera perfetta le tante contraddizioni di quegli anni. Monica, maniaca del controllo ed ex obesa, ansiosa di trovare un uomo e di sistemarsi; proprio casa sua sarà il fulcro di tutte le vicende della serie. Rachel, ragazza di buona famiglia, viziata e naif, che dopo aver abbandonato all’altare il suo futuro marito si rifugia dalla sua amica del liceo Monica. Ross, fratello di Monica, eternamente sfortunato in amore, un po’ nerd e decisamente permaloso. Da una vita innamorato di Rachel. Phoebe, personaggio controverso e fuori dagli schemi: una sorta di hippy/alternativa, sempre dolce e disponibile, che coltiva la passione per la musica. Joey, attore italoamericano squattrinato, sempre in cerca di una parte; playboy pasticcione dall’intelligenza non esattamente brillante. Chandler, sarcastico, timido, completamente incapace di trovarsi una donna. Il suo personaggio è particolarmente interessante perché è l’emblema del disagio sociale: inadeguato, ma sempre pronto a prendere in giro i propri amici come forma di difesa.
Questa è in effetti l’anima di Friends, la madre di tutte le sit-com. Il suo più grande merito è proprio quello di aver unito una delirante comicità all’esplorazione sensibile e mai scontata di tutte le sfumature dell’animo umano, toccando molto spesso temi controversi e non facili, mettendo così a nudo i personaggi e rendendoli così piacevolmente umani (l’obesità di Monica in giovane età è spesso oggetto di battute da parte degli amici, ma ciò ne evidenzia il forte impatto che ha avuto su di lei e sottolinea la fatica con la quale ha cercato di superare quel disagio).
La verità è che Friends ha avuto un successo così planetario proprio perché, nonostante i divertenti paradossi (o forse proprio grazie a quelli) lo spettatore ha modo di riconoscersi in quelle storie, di entrare senza bussare in casa di Monica, di bere un caffè caldo seduto sul divano arancione del Central Perk, di cantare “Gatto Rognoso” stonando liberamente insieme a Phoebe e di sentirsi parte di questa amicizia così speciale e profonda che da 25 anni ti assicura, sorridendo, che “I’ll be there for you”.