Redistribuzione automatica verso i Paesi ‘volenterosi’ con l’opzione di sanzionare gli Stati che si chiamano fuori. Ma anche la rotazione dei porti di sbarco e rimpatri a carico dell’Europa, tramite Frontex, per chi non ha diritto all’asilo. Con questi temi l’Italia si presenta a La Valletta dove da oggi si tiene il vertice tra il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e gli omologhi di Malta, Germania, Francia e Finlandia, in qualità di presente europeo di turno, nonché del commissario Dimitris Avramopoulos che ha parlato di “momento delle decisioni politiche” per “uscire da questo stallo”. Un primo segnale è arrivato nelle stesse ore della riunione tra i ministri: a coordinare la ripartizione in 5 Paesi dei 182 migranti salvati dalla Ocean Viking, che domenica sera ha ottenuto l’ok allo sbarco a Messina, sarà la Commissione europea che ha risposto positivamente alla richiesta giunta a Bruxelles nel fine settimana.
“Speriamo che i lavori vadano bene. Abbiamo buone prospettive ma ne parliamo dopo”, ha detto la ministra che ha preso il posto di Matteo Salvini al Viminale. I propositi sono buoni, ma per il governo giallorosso sarà difficile strappare un “sì” convinto a tutte le proposte messe sul tavolo, a partire dall’inserimento nel meccanismo dei migranti ‘economici’, vero nodo del vertice. “Vogliamo aiutare Italia e Malta, non possiamo continuare come in passato, lasciandole sole”, è l’auspicio del ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, che si è detto “ottimista” sull’esito del vertice, pur sottolineando che è necessario guardare all’interesse di Italia e Malta, “ma anche al nostro”.
Un impulso positivo arriverebbe dall’aumento del numero dei Paesi disponibili a far parte del meccanismo automatico di ripartizione, cosa che ridurrebbe il peso per ognuno dei ‘volenterosi’: alle ultime ripartizioni hanno partecipato ad esempio Portogallo, Irlanda, Lussemburgo. Si tratterebbe di pensare ad incentivi per favorire la partecipazione e sanzioni per chi rifiuta le quote (gruppo Visegrad in testa). Quest’ultimo punto – ne ha parlato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – non sembra però di facile attuazione.
Quanto ai migranti economici, che sono la maggioranza dei 6.700 arrivati quest’anno in Italia, Lamorgese chiederà che vengano inclusi nel meccanismo. Più in generale, Roma punta ad ottenere da Bruxelles che la Commissione assuma l’onere dei rimpatri, come ha auspicato il capo dello Stato Sergio Mattarella nei giorni scorsi. Per l’Italia si tratta di un punto decisivo, visto che i migranti sbarcati sulle navi delle ong sono un’esigua minoranza rispetto al totale degli arrivi e che solo una quota minoritaria di questi ha diritto all’asilo.
Il nuovo governo Conte – accantonati i porti chiusi di Salvini – non vuole tuttavia mollare sulla linea del rigore e chiede anche una rotazione dei porti di sbarco delle navi ong e l’accordo preventivo con un numero congruo di Paesi disponibili ad accogliere le persone soccorse. Francia e Germania – cui appartengono la maggioranza delle ong impegnate nei salvataggi in mare, da Sos Mediterranée a Medici senza frontiere, da Sea Watch a Sea Eye – sono pronte a farsi carico ognuna del 25% degli sbarcati. Non è abbastanza per Roma e La Valletta, tanto più che l’offerta di Parigi sarebbe limitata ai soli richiedenti asilo. Sul tema nei giorni scorsi Conte ha pressato il presidente francese Emmanuel Macron, in visita a Roma, mentre Lamorgese ha discusso a Berlino con il collega tedesco Seehofer.