Il premier francese Emmanuel Macron ha lanciato accuse alla Polonia, parlando con i giornalisti in aereo, ancor prima di arrivare al Climate Action Summit, il vertice in corso a New York, a margine della 74ma Assemblea Generale dell’Onu. Summit che il presidente degli Usa avrebbe dovuto disertare: invece Donald Trump si è presentato a sorpresa, sedendosi per pochi minuti in aula, quando stava prendendo parola il premier indiano Narenda Modi (ospite ieri di un evento organizzato dal presidente in Texas), ma solo dopo gli interventi del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e di Greta Thunberg, la 16enne svedese che ha lanciato il movimento globale dei giovani che esigono dai leader mondiali un’azione immediata contro i cambiamenti climatici. Il tutto mentre la Russia, che ospita sul suo territorio l’impianto industriale più inquinante al mondo (il complesso metallurgico di Norilsk), ha annunciato la ratifica dell’accordo di Parigi. La verità è che non è facile passare dagli annunci ai fatti e lo è ancora meno agire insieme per contrastare i cambiamenti climatici. Ma è proprio questo il senso del Climate Action Summit e, non a caso, poco prima dell’inizio del vertice, le Nazioni Unite hanno annunciato che 66 Stati hanno aderito all’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050.
GUTERRES: “NON SOLO BEI DISCORSI” – Non è facile passare ai fatti perché si parte dalla consapevolezza (per alcuni Paesi neppure quella) degli errori fin qui commessi, anche nell’ambito degli Accordi di Parigi, che hanno lasciato ampio margine di azione ai singoli Paesi, liberi di certificare i propri progressi e fissato obiettivi chiari, ma generici, come quello di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali e di limitare questo incremento a 1.5 °C. Eppure il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ricordando la devastazione dell’uragano Dorian e gli incendi in Amazzonia e nelle regioni artiche, sul taglio delle emissioni è stato chiaro: “La natura è arrabbiata” ha aggiunto, esortando i leader a partecipare al summit non “con bei discorsi, ma con azioni concrete” tese ad abbandonare i carburanti fossili e diminuire la crescita delle temperature globali.
GLI ANNUNCI – I 66 Stati che hanno appena aderito all’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050, si aggiungono a 10 regioni, 102 città e 93 imprese che si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo ‘zero emissioni’ entro la metà del secolo, fissato dagli scienziati per contenere il riscaldamento globale. Ma non si è trattato dell’unico annuncio. Sono 68 i Paesi che si sono impegnati a rivedere formalmente verso l’alto i loro piani climatici entro il 2020, quando i 195 firmatari dell’accordo di Parigi dovrebbero presentare nuovi impegni. Inoltre, 30 Paesi stanno ora aderendo a un’alleanza che promette di fermare la costruzione di centrali a carbone dal 2020. È un segnale, anche se c’è chi si aspettava altro. “Il summit deve essere l’occasione per l’Ue di aumentare gli obiettivi di riduzione dei gas serra dal 40 al 65% entro il 2030 (rispetto al 1990) e raggiungere zero emissioni nette nel 2040, invece che nel 2050” ha affermato Greenpeace Europa, prevedendo che il vertice avrebbe “messo a nudo la mancanza di progressi dell’Ue nell’affrontare l’emergenza climatica”.
MACRON ACCUSA LA POLONIA – Ma il summit è stato anche l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Il presidente francese Emmanuel Macron, dopo il discorso di apertura al vertice del G7 di fine agosto a Biarritz, in Francia, dove ha chiesto che tutti i potenti della Terra di mobilitarsi contro gli incendi in Amazzonia, ha continuato a premere il piede sull’acceleratore in tema di ambiente. In alcune dichiarazioni, rilasciate alla stampa francese mentre era ancora sull’aereo per New York, per partecipare al vertice, ha accusato il governo polacco (e non è la prima volta) di bloccare i progressi in tema di clima a livello europeo, compresa l’agenda sulla neutralità del carbonio entro il 2050 e ha esortato i giovani a “protestare in Polonia”, per aiutarlo a “muovere” coloro a cui lui non riesce ad arrivare nella lotta ai cambiamenti climatici. “Sfilare ogni venerdì per ribadire che il pianeta brucia è bello – ha detto – ma non è quello il problema. Preferisco che ogni venerdì facciamo operazioni di raccolta su larga scala su fiumi o spiagge della Corsica”.
LA RUSSIA E LA RATIFICA DEGLI ACCORDI DI PARIGI – E se Gutierres aveva già parlato degli effetti positivi che si avrebbero se “gli Usa manifestassero forte impegno nell’azione a tutela del clima e se l’esigenza di ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 fosse un obiettivo comune a tutti (tra l’altro gli Usa non potranno comunque uscire dagli accordi di Parigi fino al 4 novembre 2020, il giorno successivo alle prossime presidenziali)”, a muoversi invece sono i russi. Il primo ministro Dmitry Medvedev ha dichiarato di aver firmato una risoluzione relativa alla ratifica dell’accordo di Parigi. “È importante – ha detto Medvedev in una riunione con i vice primi ministri – che il nostro Paese partecipi a questo processo: la minaccia dei cambiamenti climatici potrebbe compromettere l’equilibrio ambientale, mettere a rischio lo sviluppo di successo di molti settori chiave, come l’agricoltura, e, soprattutto, la sicurezza della nostra gente che vive sul permafrost”. Ad oggi la Russia si colloca al quarto posto nel mondo per emissioni di gas serra. Medvedev ha spiegato di aver già dato mandato di elaborare regolamenti che adeguano l’accordo di Parigi alle leggi russe. E se il vice primo ministro Alexei Gordeyev ha dichiarato che il documento sarà pronto entro il 2020, ha anche sottolineato: “Qualsiasi misura normativa deve tenere conto dei nostri interessi nazionali nella massima misura”.
LA POLEMICA SUL VOLO DELLA MERKEL – E se il Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo, i governi di Germania e Regno Unito e il Forum delle assicurazioni per lo sviluppo, hanno creato un’alleanza per fornire assistenza e migliorare la copertura di 20 paesi particolarmente vulnerabili alle catastrofi climatiche, dalla Germania arrivano anche altre notizie. Ancora prima del suo intervento al summit, la cancelliera tedesca Angela Merkel è stata al centro di una polemica proprio per il viaggio negli Usa che lei e la sua ministra della Difesa hanno fatto su due aerei diversi, partiti a pochi minuti di distanza. Merkel diretta alla conferenza sul clima dell’Onu e Kramp-Karrenbauer a Washington, dove ha incontrato il suo omologo Usa Mark Esper. La ragione dei due voli? Ufficialmente “motivi organizzativi” e di “mancanza di posto”. Secondo il tabloid tedesco Bild, però, i problemi di spazio sarebbero un’invenzione e sull’aereo della cancelliera sarebbero rimasti 20 posti vuoti. Contrasti tra le due a parte, restando in tema di ambiente, l’aereo della ministra della Difesa costa per una tratta simile almeno 150mila euro e in termini di CO2 produce 165 tonnellate di CO2.
IL RUOLO DEI GIOVANI – Guterres ha anche evidenziato il ruolo dei giovani e l’importanza del movimento guidato da Greta Thunberg. “Hanno ragione – ha detto – la mia generazione ha fallito nella sua responsabilità di proteggere il nostro pianeta”. Non a caso, tra i primi interventi in programma c’è stato proprio quello di Greta: “Gli occhi delle future generazioni sono su di voi. Non vi lasceremo farla franca, il mondo si sta svegliando, e il cambiamento arriverà che vi piaccia o no”. Poi l’accusa: “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote, eppure sono una delle più fortunati”.
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO – Parole dure anche quelle di Papa Francesco che, in un videomessaggio, ha ricordato che quella del clima è “una delle principali sfide che dobbiamo affrontare e per questo l’umanità è chiamata a coltivare tre grandi qualità morali: onestà, responsabilità e coraggio”. Tuttavia il Papa ha ricordato che, a quattro anni da quell’accordo storico, “gli impegni assunti dagli Stati sono ancora molto ‘fluidi’ e lontani dal raggiungere gli obiettivi fissati”.