Il consiglio ("advice") fornito dal premier alla regina Elisabetta era "illegale, nullo e senza effetto". "La prolungata sospensione della democrazia parlamentare è avvenuta in circostanze eccezionali", ha argomentato la Corte riferendosi al cammino verso l'uscita dall'Ue e sostenendo che le Camere hanno "diritto di parola su come ciò debba avvenire". Il primo ministro rientra in anticipo da New York. Labour e Libdem: "Dimissioni"
Il Parlamento “ha diritto di parola” su un cambiamento epocale come la Brexit e gli effetti della sua chiusura seppur temporanea “sui principi fondamentali della democrazia sono stati estremi“. Per questi motivi la Corte Suprema britannica ha dichiarato “illegale” la sospensione (prorogation) per cinque settimane dei lavori del Parlamento voluta dal primo ministro Boris Johnson fino al 14 ottobre, a due settimane dal giorno in cui è prevista l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea con o senza un accordo di divorzio.
“Il consiglio del Primo Ministro a sua maestà era illegale, nullo e senza effetto – ha affermato la presidente della Corte, lady Brenda Hale, leggendo il verdetto, raggiunto all’unanimità dal collegio degli 11 giudici che accoglie gli argomenti dei ricorsi di oppositori del governo e attivisti pro Remain. Il riferimento è al “consiglio”, in inglese “advice” con il quale il primo ministro ha motivato alla regina Elisabetta II la necessità di sospendere fino al 14 ottobre i lavori di Westminster, secondo quanto previsto dall’articolata costituzione britannica: a chiedere la prorogation è il primo ministro, ma concederla è una prerogativa di Her Majesty. Per questo “anche la proroga era illegale, nulla e senza effetto“.
“La prolungata sospensione della democrazia parlamentare è avvenuta in circostanze eccezionali – argomenta la Corte – il cambiamento fondamentale che sarebbe intervenuto nella Costituzione del Regno Unito il 31 ottobre“. “Il Parlamento, ed in particolare la camera dei Comuni come rappresentante eletto del popolo, ha diritto di parola su come questo cambiamento debba avvenire. Gli effetti sui principi fondamentali della democrazia sono stati estremi”, continuano i giudici. Che puntualizzano: “Nessuna giustificazione per un atto dagli effetti così estremi è stata illustrata davanti alla Corte”.
E’ come se il Parlamento non fosse “mai stato prorogato“, ha decretato quindi la Corte, attribuendo ora agli speaker di Comuni e Lord il potere di riconvocare ora le Camere quanto prima e dichiarando l'”advice” fornito dal premier alla regina Elisabetta – in seguito al quale la sovrana ha autorizzato lo stop – immotivato e inaccettabile in termini di limitazione di sovranità e poteri di controllo parlamentari.
“Ho il massimo rispetto per la sentenza della Corte Suprema, ma sono in disaccordo. Quindi vado avanti e naturalmente il Parlamento tornerà a riunirsi“, ha commentato il premier da New York dove si trova per l’Assemblea generale Onu. “Il Parlamento ha avuto tre anni per dibattere la Brexit”, ha aggiunto Johnson ribadendo che il Regno Unito “lascerà l’Ue il 31 ottobre”. Ora, ha aggiunto conversando con i cronisti, “a cosa ovvia da fare è convocare le elezioni“. Fonti di Downing Street hanno fatto sapere che il capo del governo non si dimetterà. Ma, data la gravità del momento, rientrerà a Londra subito dopo il suo intervento alle Nazioni Unite, previsto per oggi.
Fin dall’inizio le opposizioni hanno interpretato la prorogation come uno strumento messo in campo da Johnson per legare le mani al Parlamento e portare il Paese a ridosso del 31 ottobre senza un accordo per potersi giocare con Bruxelles la minaccia del no deal. E ora partono all’attacco. Westminster va riconvocato subito e Boris Johnson deve “valutare la sua posizione” di primo ministro, ha detto Jeremy Corbyn, il numero uno laburista. Si tratta di un verdetto “storico”, ha detto il leader dell’opposizione parlamentare a Westminster, che certifica “il disprezzo verso il Parlamento” di Johnson. Parlando alla platea del congresso del Labour, Corbyn ha annunciato di voler prendere contatti già oggi con lo speaker dei Comuni, John Bercow, per chiedergli di riaprire la Camera al più presto.
Anche i Liberaldemocratici chiedono le dimissioni del premier: la decisione della Corte suprema dimostra che Johnson “ha fuorviato la Regina ed il Paese: questo conferma quello che già sapevamo: Boris Johnson non è adatto a essere premier“, ha detto la leader Jo Swinson, denunciando che il primo ministro “ha illegalmente silenziato i rappresentanti del popolo: vado a riprendere i miei compiti alla Camera dei comuni e a fermare la Brexit”.
“Il parlamento deve tornare a riunirsi il prima possibile”, ha commentato lo speaker dei Comuni, John Bercow. “La conclusione dei giudici – ha detto Bercow, che il 9 settembre aveva annunciato le sue dimissioni – ha vendicato il diritto-dovere del Parlamento di riunirsi in un momento così critico per vigilare sull’esecutivo e sui ministri”. Lo speaker ha poi annunciato che comincerà subito un giro di consultazioni con i leader di tutti i partiti al fine di riprendere al più presto le attività parlamentari.