La casa di Wolfsburg: "Se ci sarà un processo siamo fiduciosi che venga provato che le accuse sono infondate". Citati in giudizio il presidente del Consiglio di sorveglianza Dieter Poetsch, l’amministratore delegato Herbert Diess e l’ex ad Winterkorn. Intanto Emanuele Palma, alto dirigente di Fiat Chrysler, è accusato dal dipartimento di Giustizia statunitense di aver cospirato per ingannare regolatori, clienti e pubblico sui sistemi di emissioni
Nuovi risvolti dello scandalo Dieselgate hanno colpito due delle principali case automobilistiche coinvolte nel caso. La procura di Braunschweig, nella Bassa Sassonia, ha infatti citato in giudizio i vertici della Volkswagen per manipolazione del mercato, mentre i colleghi di Stoccarda hanno inflitto a Daimler, che controlla Mercedes Benz, una multa da 870 milioni di euro che ha deciso di pagare la sanzione. Intanto negli Usa Emanuele Palma, alto dirigente di Fiat Chrysler – che in aprile ha patteggiato impegnandosi a pagare 110 milioni di dollari per risolvere una disputa con gli azionisti – è stato arrestato nell’ambito delle indagini del dipartimento di giustizia sulle emissioni dei diesel: è accusato di aver cospirato per ingannare i regolatori, i clienti e il pubblico sui sistemi di emissioni utilizzati sui veicoli, si legge in un documento del tribunale del 18 settembre. Comparirà in tribunale già questa sera.
L’accusa ai dirigenti Volkswagen – Avrebbero informato gli investitori “deliberatamente troppo tardi” sui rischi del dieselgate, cioè lo scandalo sulle emissioni che ha riguardato la scoperta della falsificazione delle emissioni di vetture del gruppo vendute negli Stati Uniti e in Europa. Per questo la procura di Braunschweig, nella Bassa Sassonia, ha citato in giudizio i dirigenti della Volkswagen per manipolazione del mercato. In particolare l’accusa è rivolta a presidente del Consiglio di sorveglianza Dieter Poetsch, l’amministratore delegato Herbert Diess e l’ex ad Martin Winterkorn. A riportare la notizia i media tedeschi che citano un annuncio dato dal pubblico ministero.
Secondo la procura i dirigenti non hanno infatti diffuso, o comunque lo hanno fatto troppo tardi, le informazioni dovute al mercato sui “rilevanti obblighi di pagamento del gruppo, nell’ordine di miliardi, risultanti dalla scoperta del cosiddetto ‘scandalo-diesel'”, avendo in tal modo “influenzato illecitamente le quotazioni in Borsa dell’azienda”. L’atto di accusa, composto da 636 pagine, evidenzia come Winterkorn, avesse “piena conoscenza” del caso “al più tardi dal maggio 2015”, mentre Poetsch ne era al corrente “dal 29/6/2015” e “Diess dal 27/7/2015”. Insomma i vertici ne erano al corrente dai quattro mesi ai 30 giorni prima rispetto alla pubblicazione della “Notice of violation” da parte dell’autorità Usa il 18 settembre di quell’anno, come evidenzia la nota dalla procura. Ora tocca al tribunale esaminare e autorizzare l’atto di accusa, fissando la data dell’udienza.
La società intanto ha respinto tutte le accuse. “La società ha meticolosamente indagato su questo tema con l’aiuto di esperti legali interni ed esterni per almeno quattro anni. Il risultato è chiaro: Le accuse sono senza fondamento”, ha scritto infatti in una mail Hiltrud Dorothea Werner, componente del consiglio di gestione e responsabile dell’ “integrità e degli affari legali” di Volkswagen, come riporta Bloomberg. “Se ci sarà un processo – ha aggiunto Werner – siamo fiduciosi che venga provato che le accuse sono infondate”.
Secondo la legge, infatti, i membri del consiglio di amministrazione delle società quotate sono tenuti ad annunciare pubblicamente eventi sensibili ai prezzi, come i rischi finanziari significativi, non appena ne vengono a conoscenza, predisponendo un “comunicato ad-hoc”. In particolare, i proprietari di azioni dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter adeguare il loro comportamento di acquisto o di vendita.
Nel giugno 2018 la stessa procura di Braunschweig aveva inflitto al gruppo una multa da un miliardo di euro. Tuttavia la somma era destinata a uscire dalla porta per rientrare dalla finestra: il conto da pagare era da versare nelle casse del Land della Bassa Sassonia, che è anche il secondo azionista di Volkswagen ed ha un posto nel Consiglio di Sorveglianza dell’azienda.
La multa – E intanto mentre i vertici Volkswagen respingono le accuse, Daimler, il gruppo che controlla Mercedes Benz incassa una multa da 870 milioni di euro. La società ha infatti ricevuto la notifica della sanzione da parte della procura di Stoccarda, decidendo di non ricorrere e di pagare la somma, visto che “non avrà impatti sull’utile del trimestre e sulle previsioni per il 2019”, avendo già provveduto a fare accantonamenti. Come ha comunicato Daimler stesso, la multa è stata motivata con “la negligente violazione dei doveri di supervisione nel campo della certificazione dei veicoli”.