Dopo aver fatto scadere il tempo a disposizione per legiferare sul fine vita, il Parlamento in extremis fa una mossa. Mercoledì al Senato, proprio nelle ore in cui è atteso il pronunciamento della Consulta sul caso di dj Fabo, sarà infatti presentato un disegno di legge che porta le firme di parlamentari di tutte le forze che sostengono il governo giallorosso: M5s, Pd, Leu, ex M5s e Italia viva. Monica Cirinnà (Pd), Tommaso Cerno (Pd), Loredana De Petris (Misto-LeU), Matteo Mantero (M5s), Riccardo Nencini (Psi-Italia viva), Paola Nugnes (Misto-LeU) e Roberto Rampi (Pd) presenteranno un provvedimento di tre articoli che modifica l’articolo 580 del codice penale intervenendo “sull’aiuto medico al morire e la tutela della dignità nella fase finale della vita”.
In sostanza viene riconosciuta ad un “paziente con patologia irreversibile“, “fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili” e “capace di prendere libere decisioni” il diritto all’induzione farmacologica della morte. Il ddl precisa però che è necessario distinguere tra istigazione e aiuto al suicidio. “La somministrazione dei trattamenti”, si legge nel testo, “è consentita, anche presso il domicilio del paziente, unicamente nell’ambito del servizio sanitario nazionale da parte di personale medico e sanitario che non abbia formulato al riguardo obiezione di coscienza”.
Per quanto riguarda le pene rischia “la reclusione da cinque a dodici anni” – pena invariata rispetto alla situazione attuale – chi “determina” o “rafforza” il “proposito di suicidio” di qualcun altro. “Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”. Per chi invece “agevola l’esecuzione del suicidio” si prevede “la reclusione da uno a quattro anni” se avviene la persona muore. “Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”.