“Oggi (venerdì 20 settembre, ndr) il Comitato femminista di Alicante ha convocato una mobilitazione nazionale contro la violenza machista. Hanno aderito molteplici movimenti, sindacati e partiti”. E mobilitazione è stata. Duecentocinquanta città spagnole, ma anche centri francesi, portoghesi o cittadine situate all’altro capo del mondo sono stati invasi da migliaia di donne pronte a denunciare la violenza di genere, una piaga che, in un’estate particolarmente cruenta, ha fatto registrare in suolo iberico ben 13 femminicidi.

Numeri che sconcertano: secondo i dati ufficiali sono 42 le donne uccise nell’anno in corso, 32 i minori rimasti orfani. Dal 2003 ad oggi ben 1017 le donne assassinate in Spagna in ambiente domestico. Una vera emergenza nazionale che portò, già nel dicembre 2004, il Congresso di Madrid ad approvare una legge contenente più stringenti misure di protezione contro la violenza di genere, un impianto di norme di tutela contro vessazioni, minacce, maltrattamenti, lesioni.

Un provvedimento oggi messo in seria discussione da Vox, la formazione di ultra-destra entrata con prepotenza sul proscenio della politica spagnola. Gli esponenti del partito di Santiago Abascal non sembrano occuparsi molto né dei dati nazionali né dei rapporti dell’Organizzazione mondiale della Sanità, i quali considerano l’abuso sulle donne – ne è colpito quasi il 30% su base universale – come un “problema di salute di proporzioni enormi”. Gli esponenti della destra radicale ritengono invece che la legge crei una asimmetria giuridica, un incentivo per discriminazioni al contrario, con gli uomini senza diritti di fronte a denunce strumentali, vittime di una criminalizzazione costruita “a tavolino”.

È un sentimento diffuso in certa parte di Spagna. Succede in queste ore nel sud della penisola, a El Ejido, città di oltre 80mila abitanti a ovest di Almeria. In questo feudo di Vox, terra di forte immigrazione – il 30% della popolazione proviene dal Maghreb -, con chilometri e chilometri di serre agricole riarse dal sole, il municipio retto dall’estrema destra, in alleanza coi conservatori di centro-destra, è uscito dal sistema Viogen, un modello di assistenza delle vittime della violenza attivato dal ministero dell’Interno nel 2007. Un apparato di controlli e attività di prevenzione messo su in 394 città iberiche, con divisioni di polizia specializzate nella vigilanza su situazioni sensibili. Nell’assolata El Ejido le forze di polizia occupate nel delicato ambito dei rapporti familiari a rischio saranno ora impiegati in altre funzioni.

Per molti analisti, la massiccia partecipazione nelle piazze della “notte viola”, questo il colore dell’iniziativa solidale, è una reazione alle posizioni negazioniste di Vox. L’ultra-destra non avrà vita facile. La Spagna è un paese che sa mobilitarsi, mostrando una spiccata capacità di reazione: qui si scende civilmente in piazza per sollevare un piccolo problema di quartiere, per rivendicare un’altra forma di Stato o per attivare gli anticorpi contro la disgregazione nazionale.

La partecipazione è un’arma formidabile, lo sanno le donne giudici riunite in associazione (l’Amje), le quali sono intervenute nel dibattito stilando un programma dettagliato in 16 punti per limitare le cause e gli effetti della violenza machista. Mettono al centro una riforma del diritto penale con previsioni sanzionatorie più severe, suggeriscono l’istituzione di organi giurisdizionali specializzati in materia, più qualificate professionalità da parte degli inquirenti, del corpo degli avvocati, degli organismi di polizia e dei centri di assistenza. Solo così – secondo le magistrate spagnole – potrà trovare vera attuazione la Convenzione di Istanbul, dichiarazione promossa dal Consiglio d’Europa per prevenire e lottare contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica.

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