L’Uomo vitruviano andrà a Parigi. Si chiude così, con il via libera del direttore delle Gallerie dell’Accademia Giulio Manieri Elia, la querelle che vede al centro il prestito del disegno di Leonardo da Vinci al Louvre, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte dell’artista italiano. O almeno così sembra, perché sulla decisione di concedere l’opera al museo parigino, in un giro di prestiti che coinvolge anche alcune opere di Raffaello Sanzio – i cui 500 anni dalla morte verranno celebrati nel 2020 -, incombe un possibile ricorso da parte dell’associazione Italia Nostra. “Il trasferimento è illegittimo”, dice Lidia Fersuoch, presidente della sezione veneziana della onlus. L’accordo per l’esposizione del celebre disegno vinciano, suggellato a Parigi dalla firma del Memorandum di partenariato Italia-Francia tra il ministro della Cultura e del Turismo Dario Franceschini e il suo omologo Franck Riester, prevede che l’Uomo vitruviano resti Oltralpe per otto settimane, per poi rientrare nel caveau delle Gallerie di Venezia, dove tornerà al buio per essere preservato. Al Louvre, che celebrerà Leonardo con una mostra dal 24 ottobre al 24 febbraio, andranno alcune opere custodite in Italia, tra cui il fragile disegno a penna e inchiostro risalente al 1490. Alle Scuderie del Quirinale, a Roma, invece, arriveranno alcune opere di Raffaello custodite in Francia.
“Chiederemo al Tar una sospensiva del prestito”, è la reazione di Lidia Fersuoch, che confida nell’azione legale, una volta convocato il Consiglio direttivo dell’associazione Italia Nostra. “Come prevede l’art. 66, comma 2, del Codice dei Beni culturali – spiega -, non possono uscire dall’Italia i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica, così come non possono uscire i beni suscettibili di subire danni nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali sfavorevoli”. Non solo: “Potremmo fare anche un esposto alla Corte dei Conti, questa volta come sezione veneziana, contro il direttore Manieri Elia per danno erariale – continua Fersuoch -, a causa del mancato introito per le Gallerie dell’Accademia, che per dieci anni non potranno esporre al pubblico l’Uomo vitruviano”. Sarebbe questo, infatti, il periodo di ‘riposo’ necessario per l’opera d’arte, dopo la doppia esposizione, a Venezia – dove è rimasto visibile dal 17 aprile al 14 luglio – e a Parigi, dove approderà nelle prossime settimane. A chiedere che il foglio del genio toscano non lasci l’Italia – da cui non è mai uscito – sono anche due senatrici del M5s, la bolognese Michela Montevecchi e la veneziana Orietta Vanin, che su Facebook auspicano che il ministro Franceschini eviti rischi al capolavoro.
Lo scambio, di cui si era cominciato a discutere già durante il governo Gentiloni, aveva subito diverse frenate, a causa del rifiuto da parte della precedente direttrice del museo lagunare Paola Marini, che, insieme al comitato scientifico, aveva ritenuto inopportuna una trasferta all’estero per un’opera definita “particolarmente sensibile anche ai minimi cambiamenti”. Ma con il cambio al vertice dell’istituzione veneziana la situazione era stata rovesciata: il direttore pro tempore Giovanni Panebianco, ex segretario generale del Mibac, aveva chiesto, con un ordine di servizio segreto – svelato dal quotidiano La Nuova Venezia -, di “valutare la riapertura della questione”. Scatenando la reazione dell’allora sottosegretaria al Mibac Lucia Borgonzoni, senatrice leghista. E una nuova relazione tecnica da parte dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze, pur confermando i rischi derivanti dal trasferimento, aveva dato il via libera. Il cambio di governo, con il ritorno in sella di Dario Franceschini, già ministro nei governi Renzi e Gentiloni, al posto di Alberto Bonisoli, ha accelerato le trattative, benedette anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: era stato proprio il Capo dello Stato, lo scorso maggio, a omaggiare Leonardo da Vinci ad Amboise (città in cui l’artista toscano morì nel 1519) insieme al presidente transalpino Emmanuel Macron, sottolineando l’importanza del dialogo tra Italia e Francia.