Per Luigi Di Maio non ci sono malumori nei 5 stelle ed è tutto “un malinteso”. Tanto che le firme di 70 senatori su 107 sono state raccolte “solo per chiedere la modifica dello statuto del gruppo“, e, come già deciso e votato, nei prossimi mesi ci sarà la “riorganizzazione del Movimento” perché “non è sostenibile che una forza al governo abbia solo il capo politico”. Luigi Di Maio, intervenendo da New York dove è impegnato per l’assemblea generale dell’Onu, ha confermato la notizia delle tensioni all’assemblea dei senatori 5 stelle, ma ha anche negato che ci sia in corso una rottura tra i parlamentari. Tra gli eletti c’è una parte consistente che chiede, ormai da mesi e anche prima della crisi di governo, che la gestione del Movimento sia il più collegiale possibile e che i poteri non siano accentrati solo nelle mani del capo politico. Anche per questo il senatore Emanuele Dessì ieri, nel corso dell’assemblea, ha proposto di raccogliere le firme per far partire l’iter di modifica dello statuto. “Ci tengo a precisare”, ha commentato oggi, ” che Luigi Di Maio non è in discussione“. E ha aggiunto, “la modifica serve per far in modo che il gruppo parlamentare del Senato sia messo in grado di produrre proposte operative da dare al capo politico. Questo processo, rispettoso delle regole e democratico, è stato strumentalizzato ad arte per portare un attacco al Movimento 5 stelle e al suo leader“.
Il capo politico, intervenendo da lontano, ha cercato di sminuire lo scontro e far rientrare le tensioni assecondando alcune delle richieste fatte dagli eletti. “Il Movimento”, ha detto Di Maio ai microfoni di Rainews 24, “il 4 ottobre di quest’anno compie 10 anni, è nato con una non struttura, aveva solo il capo politico. Questo non è sostenibile per una forza che sta al governo, quindi è giusto che come abbiamo votato e abbiamo previsto a giugno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi nasca un’organizzazione del Movimento. Non è una novità, è in ritardo perché consideravo agosto il mese per permettere la transizione verso una nuova organizzazione, poi qualcuno, tra un mojito e l’altro, ha deciso di far cadere il governo”.
Secondo Di Maio, ha detto ancora a Rainews 24, è normale che ci sia qualcuno che non è d’accordo: “Sono stato eletto capo politico con l’80% di preferenze, non con il 100% ed è giusto che ci sia chi non è d’accordo. Ma far passare quelle 70 firme per 70 firme contro di me… Ci sono persone che potrei definire amiche e con cui lavoro ogni giorno che mi hanno chiamato e mi hanno detto che è un grande malinteso: ‘Non è contro di te ma per rafforzare il gruppo parlamentare'”. Di Maio ha anche detto di aver parlato con Dessì: “Ho sentito il senatore che ha raccolto le firme e anche molti dei senatori che avevano firmato il documento”, ha dichiarato invece a SkyTg24, “in realtà guardando il documento non si parla né del capo politico né della leadership del Movimento. È una procedura interna per modificare lo statuto del gruppo, è legittimo e rientra nelle dinamiche del gruppo parlamentare, ed è firmato da persone con cui lavoriamo ogni giorno. Credo che sia stato un grande malinteso”. Il tema della riorganizzazione non è una novità per i 5 stelle e, prima che ci fosse la crisi del governo Lega-M5s, era uno dei temi prioritari sulla scrivania del capo politico: “La mia idea di ristrutturare il Movimento con il team del futuro e i facilitatori regionali sarà portata avanti e nei prossimi mesi avremo un’organizzazione del Movimento che prima non ha mai avuto”, ha aggiunto Di Maio.