Basta “misure palliative“. Contro l’evasione fiscale, “la maggiore iniquità in un sistema collettivo”, serve qualcosa “di più radicale“. Parola del premier Giuseppe Conte, che a margine all’Assemblea generale dell’Onu ha anticipato l’arrivo di “un provvedimento complessivo, risolutivo, mai pensato in passato”. Chiedendo a “tutti i cittadini onesti” la disponibilità a un “patto“: accettare “quella che potrà sembrare una misura nuova, perché poi pagheremo tutti meno“. Al netto di possibili sorprese ancora allo studio, gli ingredienti principali della ricetta che il governo giallorosso sta mettendo a punto in vista della legge di Bilancio da varare entro metà ottobre sono noti: innanzitutto disincentivare (senza penalizzarlo con balzelli) l’uso del contante, premiando con detrazioni o piccoli rimborsi chi sceglie la moneta elettronica e riducendo le commissioni su carte e bancomat per gli esercenti. In parallelo introdurre finalmente le multe per chi non installa il pos e far partire dal gennaio 2020, come già previsto, la lotteria degli scontrini. Poi inasprire le pene per i grandi evasori. E in futuro proporre, per praticità, una card unica che accorpi carta d’identità, tessera sanitaria, identità digitale e bancomat.
Martedì, in Aula alla Camera, il viceministro dell’Economia Antonio Misiani (Pd) aveva anticipato che per il nuovo governo “non è una missione impossibile” abbattere l’evasione – i quasi 110 miliardi “che ogni anno vengono sottratti a fisco e Inps” – e ricordato che “una strada importante e fruttuosa per recuperare risorse” sono gli “incentivi, e, ripeto, incentivi all’uso delle carte elettroniche”. Incentivi che potrebbero passare per un “cashback” (rimborso) di una piccola parte dei soldi spesi, a patto che si paghi con carta. Come anticipato dalla viceministra M5s Laura Castelli che al contrario aveva chiuso la porta alla suggestione di Confindustria su una possibile commissione sui contanti prelevati al bancomat. In questo modo, anche se per un’altra via, diventerebbe realtà il sogno del cosiddetto “contrasto di interessi” per cui chi per esempio chiama un idraulico o acquista da un artigiano è incentivato a chiedere la fattura.
Circola poi l’idea di abbassare il tetto all’uso del contante (innalzato a tremila euro dal governo Renzi) e anche di stabilire una fascia di gratuità nei pagamenti con le carte, per cui ad esempio non ci sarebbero commissioni sui primi cinque euro spesi con bancomat e i primi venti con carta. Allo studio anche nuovi accordi tra Abi e commercianti per ridurre le commissioni dei pos. Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha indicato il modello scelto per i benzinai, con l’obbligo della fatturazione elettronica nella filiera del carburante e concomitanti sgravi fiscali. La fatturazione elettronica, in generale, sta dando buoni risultati sul fronte del recupero di gettito. E a gennaio entrerà a regime per tutti anche lo scontrino elettronico, obbligatorio da luglio solo per gli esercenti con giro d’affari superiore ai 400mila euro, insieme alle lotteria degli scontrini più volte rinviata.
Il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa ha anticipato anche il progetto di una card unica – da concretizzare al massimo “entro i primi mesi del 2020” – che qualsiasi cittadino che intenda pagare online, contactless e comunque su digitale potrà attivare ovunque venga offerto il servizio, dalla banca online alle Poste. La card magnetica dovrebbe unificare identità digitale, tessera sanitaria, carta d’identità e borsellino elettronico. Con la probabilità che anche la patente di guida si possa inserire fin da subito e l’ambizione di estenderla alla tessera per il reddito di cittadinanza, ai versamenti della Naspi, al certificato elettorale, ai badge della pubblica amministrazione e potenzialmente alla carta d’identità valida per l’espatrio.
Ci sono infine l’ipotesi di un intervento per contrastare l’elusione delle grandi compagnie e di inasprire il carcere per gli evasori. Secondo l’Ansa la proposta M5s promette però di finire al centro di una discussione animata tra le forze di maggioranza. Le soglie di punibilità per la dichiarazione infedele e per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti“, che i Cinque Stelle vogliono abbassare, furono infatti alzate nel 2015 dal governo Renzi. E se il Pd per ora non si sbilancia, fonti di Italia viva sottolineano che “è giusto perseguire con il carcere chi ruba agli italiani ma le norme esistono già e non bisogna inventarne di nuove”.