Nel giorno in cui la Consulta si esprime sul fine vita, dopo undici mesi di attesa vana del Parlamento incapace di legiferare sul tema, una mossa in extremis arriva dal Senato, seppur di fatto a tempo scaduto. È stato infatti presentato un disegno di legge che porta le firme di parlamentari di tutte le forze che sostengono il governo giallorosso: M5s, Pd, Leu, ex M5s e Italia Viva.

Monica Cirinnà (Pd), Tommaso Cerno (Pd), Loredana De Petris (Misto-LeU), Matteo Mantero (M5s), Riccardo Nencini (Psi-Italia viva), Paola Nugnes (Misto-LeU) e Roberto Rampi (Pd) hanno annunciato un provvedimento di tre articoli che modifica l’articolo 580 del codice penale intervenendo “sull’aiuto medico al morire e la tutela della dignità nella fase finale della vita”. Un testo, precisano, che “non è in contrapposizione con gli altri presentati” e che intende aggiungere un contributo al lavoro comune al quale, dopo il verdetto della Corte, il Parlamento sarà chiamato di nuovo a rispondere. “Prima c’erano condizioni politiche differenti, con il governo M5s-Lega sul tema dei diritti c’erano evidenti difficoltà”, taglia corto la senatrice ex pentastellata Paola Nugnes, sperando in un’inversione di tendenza nella cornice ‘giallorossa’. Eppure, ribadiscono sia Cirinnà che Mantero, “siamo convinti che debba essere il Parlamento” l’organo chiamato a esprimersi, non l’esecutivo. Certo, una legge potrà essere approvata soltanto dopo il verdetto della Consulta: “Una resa del Parlamento”, ammette il pentastellato Mantero. E Cirinnà aggiunge: “Se il potere legislativo non risponde, è giusto che qualcun altri si pronunci”

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