di Lorenzo Giannotti
Tempo esaurito. L’anno a disposizione per legiferare sulla materia del fine vita, concesso dalla Corte Costituzionale a beneficio del Parlamento, è terminato. Nessun risultato prodotto. Il potere legislativo rimane inerme, immobile, troppo pavido o scientemente inoperativo di fronte ad una materia massicciamente divisiva e a un tema fortemente polarizzante.
La questione di costituzionalità era stata sollevata alla Consulta dalla corte di Assise di Milano, durante il processo che vede imputato Marco Cappato reo di aver contribuito alla morte di dj Fabo (in seguito ad un incidente divenuto tetraplegico e non vedente, costretto a letto fra dolori lancinanti e inumani), accompagnandolo in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito.
Imputato per effetto dell’articolo 580 del codice penale: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni.” Data di nascita della legge: 19 ottobre 1930.
Dopo 89 anni di progresso, di cambiamenti, di stravolgimenti sociali e culturali, l’unica cosa che rimane immutata e ancorata al passato più remoto, non osservando il carattere della” novità” della norma giuridica (legiferare su comportamenti mutati nel tempo o non esistenti in precedenza) è la legge, insieme a un Parlamento eletto e pagato da tutti noi, che si defila evitando di prendersi responsabilità che dovrebbe assumersi, come affermato anche dalla Corte Costituzionale.
La dignità e la libertà dell’essere umano sono in attesa che la Consulta si pronunci, sopperendo alle negligenze dell’inadempiente potere legislativo. Poter scegliere liberamente e fino all’ultimo istante della propria vita, senza ingerenze esterne o imposizioni anacronistiche dettate da retaggi del passato o di credenze (anche sincere), secondo chi scrive è un diritto che nel 2019 deve essere garantito. Ma comunque la si pensi un dibattito parlamentare era necessario e doveroso. I tralfamadoriani di Kurt Vonnegut non crederebbero ai loro occhi: “se non avessi passato tanto tempo a studiare i terrestri, non avrei la più pallida idea di cosa intendete per ‘libero arbitrio’. Ho visitato 31 pianeti abitati dell’universo e studiato i rapporti su altri cento. Solo sulla Terra si parla di libero arbitrio”.
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