“Di Maio? Col nuovo alleato, cioè il Pd, non ha più paura di essere cannibalizzato e ha cambiato completamente la sua comunicazione. Lo scorso anno, invece, era prigioniero di Salvini, tanto che, a un certo punto, cominciò a inseguirlo nelle gare di rutti che naturalmente perdeva, perché il più bravo di tutti in quelle era Salvini che le fa sin da piccolo”. Sono le parole del direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, su La7.
E aggiunge: “Adesso Di Maio non ha più un alleato competitor forte, identitario, popolare, ma c’è il Pd, cioè un partito diviso in 8 correnti, sbiaditissimo, senza un grande frontman riconoscibile popolare e soprattutto con un programma talmente vago che si stenta a ricordare una parola d’ordine del partito”.
Il giornalista Alessandro Giuli osserva che la bandiera del Pd è lo Ius Soli, ma Travaglio obietta: “No, non hanno nemmeno il coraggio di pronunciarlo, perché in questo momento sanno che farebbero un regalo a Salvini. Quindi, adesso Di Maio ha paura che il programma vago che è stato scritto in poco tempo da Conte autorizzi questo governo a vivacchiare senza fare delle cose forti”.
Il direttore del Fatto chiosa: “Di Maio, pertanto, si è assunto il compito del ‘mai contento’, del malmostoso, del malpancista, che ogni giorno, anche quando viene fatto qualcosa di concreto come l’accordo di Malta, segnala subito che però non basta, perché è necessario andare in Africa per fare accordi finalizzati ai rimpatri. Insomma, Di Maio rilancia perché vuole sempre di più. E’ un cambio di passo dovuto proprio al cambio di alleato”.