Ghiacciai che si sciolgono, oceani che si riscaldano. Sempre di più. Il rapporto dell’Ipcc, il comitato scientifico dell’Onu, non lascia spazio all’ottimismo. “La perdita globale dei ghiacciai, la fusione del permafrost e il declino nella copertura della neve e nella estensione dei ghiacci artici sono destinati a continuare, a causa dell’aumento della temperatura dell’aria in superficie, con inevitabili conseguenze per straripamenti di fiumi e rischi locali. La grandezza di questi cambiamenti della criosfera è destinata ad aumentare ulteriormente nella seconda metà del XXI secolo”.

Ed è per questo che, a causa del riscaldamento globale, gli oceani vedranno un aumento senza precedenti della temperature e della acidificazione, un calo dell’ossigeno, ondate di calore, piogge e cicloni più frequenti e devastanti, aumento del livello delle acque, diminuzione degli animali marini. Il rapporto diffuso oggi dal Principato di Monaco (dove sono riuniti da giorni i ricercatori per la stesura finale) va ad integrare quello uscito a maggio (“Cambiamento climatico e territorio”), e quello su “Riscaldamento globale a 1,5 gradi” uscito nell’ottobre del 2018.

Nel XXI secolo secondo l’Ipcc gli oceani sono destinati a “condizioni senza precedenti di aumento di temperature, maggiore stratificazione dei livelli superficiali, ulteriore acidificazione, declino dell’ossigeno e alterata produzione primaria netta (la produzione di pesci e alghe, n.d.r.). Ondate di calore marine ed eventi estremi come El Niño e La Niña sono destinati a diventare più frequenti. Eventi estremi di livello del mare che erano storicamente rari (uno al secolo nel passato) sono destinati ad avvenire più di frequente (almeno una volta all’anno) in molte zone al 2050, specialmente nelle regioni tropicali. L’aumento del livello del mare continuerà anche oltre il 2100″. Per l’Ipcc “una diminuzione nella biomassa globale degli animali marini, nella loro produzione e nel potenziale di pesca, e un cambiamento nella composizione delle specie è previsto nel 21/o secolo negli ecosistemi oceanici. I cambiamenti futuri nella criosfera sulla terraferma (i ghiacciai montani e le coperture polari) sono destinati a colpire le risorse idriche e i loro usi, come l’idroelettrico e l’agricoltura. Gli incendi si prevede che aumenteranno in modo significativo per il resto del secolo nella tundra e nelle regioni boreali, così come in alcune regioni montane“.

“Gli oceani si sono riscaldati senza interruzione dal 1970 e hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico. Dal 1993, il tasso del riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato. Le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza dal 1982 e stanno aumentando in intensità” scrivono i ricercatori. “Assorbendo più CO2, l’oceano è stato sottoposto a un aumento della acidificazione della superficie – si legge ancora nel rapporto -. Una perdita di ossigeno è avvenuta dalla superficie fino ai 1000 metri di profondità (l’acqua più calda in superficie assorbe meno ossigeno e tende a scendere meno, portando meno ossigeno anche in profondità, n.d.r)”.

“Il livello medio del mare sta salendo – scrivono i ricercatori – con una accelerazione nei decenni recenti a causa dell’aumento dei tassi di perdita di ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide. Dalla metà del XX secolo – scrive ancora l’Ipcc – la riduzione della criosfera nell’Artico e nelle aree di alta montagna ha portato a impatti in gran parte negativi su sicurezza alimentare, risorse idriche, qualità del’acqua, mezzi di sussistenza, salute e benessere, infrastrutture, trasporti, turismo e tempo libero, specie per le popolazioni indigene. Lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost sulla terraferma e il riscaldamento dei mari hanno modificato gli ecosistemi marini, costieri e terrestri – si legge ancora nello studio -, modificando la vegetazione e costringendo gli animali a spostarsi”.

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