Rovana Plumb, romena, e Laszlo Trocsanyi, ungherese. La commissione Affari giuridici del Parlamento europeo ha bloccato temporaneamente l’audizione dei due candidati alla Commissione europea guidata da Ursula Von der Leyen. “Per 24 commissari designati”, conferma un portavoce del Parlamento, la procedura nella commissione Giustizia (Juri in gergo comunitario), che esamina in via preliminare le candidature, “è terminata. Per due candidati, la procedura in Juri è stata sospesa per ora”. “Per questi casi – continua il portavoce – il presidente del Parlamento Europeo invierà una lettera al presidente della Commissione, dichiarando che è stato individuato un conflitto di interessi. Come indicato nell’allegato VII del regolamento, il via libera della Juri è una condizione preliminare per lo svolgimento di un’audizione”.

Trocsanyi, candidato al portafoglio all’Allargamento dell’Unione, è stato ministro della Giustizia del governo di Viktor Orban e ha messo la firma sulla controversa riforma della giustizia voluta dal leader di Fidesz. Un provvedimento che era stato aspramente contestato a Bruxelles e accusato di minacciare l’integrità dello stato di diritto: i nuovi tribunali previsti dalla legge, poi ritirata in extremis dal premier per evitare di essere cacciato dal Partito popolare europeo, sarebbero finiti sotto il controllo politico perché il governo avrebbe avuto l’ultima parola sulla nomina dei giudici dei tribunali da cui dipendono per esempio i contenziosi sui risultati elettorali e i ricorsi presi contro le decisioni degli organi di nomina governativa di controllo dei media. La firma di Trocsanyi era finita in calce anche a provvedimenti per limitare all’ttività delle ong che si occupano di migranti, e quelli che hanno costretto la Central European University finanziata da George Soros a lasciare Budapest e trasferire la sede a Vienna.

Problemi anche per la Plumb, che dovrebbe prendere il portafoglio dei Trasporti. Già ministro dell’Ambiente e poi dei Fondi europei, la parlamentare romena è stata implicata in un presunto caso di corruzione dove avrebbe favorito una compagnia vicina all’allora leader del Partito SocialDemocratico nell’ambito di un illecito immobiliare risalente al 2017. Non solo: la Verde Marie Toussaint, membro della Juri, ha spiegato che ci sono “significative differenze tra quanto dichiarato in patria e quanto dichiarato alla commissione” a proposito di un mutuo da un milione di euro contratto in Romania.

Diametralmente opposta la prima reazione di Bucarest. Il presidente della Repubblica Klaus Iohannis ha chiesto immediatamente la revoca della candidatura di Plumb, invitando espressamente il primo ministro Viorila Dancila a proporre un nuovo candidato solo dopo aver sentito il suo parere e quello del Parlamento: “La sospensione della candidatura di Rovana Plumb da parte della commissione giuridica del Parlamento europeo – ha dichiarato Iohannis – è l’ennesimo fallimento da parte del nostro governo socialdemocratico che arreca un grosso danno d’immagine alla Romania. È la prova dell’incompetenza del nostro primo ministro Dancila che ha creduto di poter proporre per l’Unione Europea persone in posizioni chiave solo sulla base di raccomandazioni ed amicizie“.

“Ai partiti pro-immigrazione piacerebbe veder riaperti i confini agli immigrati proprio come ha fatto il nuovo governo di sinistra italiano”, ha commentato su Twitter il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs. “I deputati pro-immigrazione nel Parlamento europeo non possono tollerare che un membro della nuova Commissione sia qualcuno che ha servito come ministro della Giustizia quando l’Ungheria chiuse i confini agli immigrati”, ha premesso il portavoce.

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