Poche ore dopo che una delle senatrici M5s ha deciso di aderire al nuovo partito di Matteo Renzi, Luigi Di Maio ha deciso di rilanciare uno dei vecchi cavalli di battaglia del Movimento e chiedere al Partito democratico di “fermare il mercato delle vacche” introducendo il vincolo di mandato. Il punto però, divide da sempre i 5 stelle e i democratici che, nel merito, ritengono sia una richiesta incostituzionale. Il primo a replicare è stato appunto il capogruppo al Senato del Pd Andrea Marcucci che ha negato ci possa essere qualsiasi apertura: “Mi auguro che Di Maio avesse voglia di scherzare“, ha detto il senatore fino a pochi giorni fa vicinissimo a Renzi.
Più tardi, in collegamento da New York con Porta a Porta, Di Maio ha chiarito che non vuole lo scontro con il Pd, ma che serve una via per evitare i cambi di casacca in Parlamento: “Troviamo una soluzione per evitare che si tradiscano i principi della libertà dell’individuo ma per tutelare i cittadini di fronte a chi tradisce gli italiani. Non voglio andare al muro contro muro nel governo ma proporrei un foro con dei costituzionalisti per trovare una soluzione contemperando la libertà della persona con la fedeltà di chi è stato eletto”, ha spiegato il ministro degli Esteri. Che poi è tornato sulla decisione della senatrice Silvia Vono di lasciare il M5s: “Io divido quelli che internamente, giustamente muovono critiche e chi va via in altri gruppi. Chi va via non lo fa perché è scontento per il M5s ma perché non ha ottenuto qualcosa per sé stesso”, ha detto Di Maio.
“L’assenza del vincolo di mandato, sancita dalla Costituzione, ha ancora un valore importantissimo”, perché “garantisce una libertà necessaria per poter svolgere le proprie funzioni senza pressioni e ricatti esterni”, aveva invece spiegato nel pomeriggio il democratico Marcucci. Una linea ribadita anche dal capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio: “Siamo anche noi contro il trasformismo, ma lo si combatte con altri strumenti piuttosto che introducendo il vincolo di mandato, che altera la nostra Costituzione”. Per i 5 stelle invece la questione è da sempre tra le priorità. Tanto che, contro i cambi di casacca, hanno inserito nello statuto una multa per chi tradisce. E proprio quella clausola, ora Di Maio vuole far valere alla luce dell’addio della senatrice Vono alla quale, ha garantito, chiederà “un risarcimento da 100mila euro“, come previsto dallo statuto 5 stelle come punizione per i transfughi.
Tra i senatori 5 stelle rimangono forti malumori, tanto che in queste ore hanno continuato a rincorrersi voci di possibili altre uscite o defezioni. Il malcontento è stato manifestato in particolare al Senato, dove nei giorni scorsi è stata fatta una raccolta firme per chiedere modifiche allo statuto. Alcuni si sono spinti oltre, fino a ribadire la necessità di ridiscutere il ruolo di Luigi Di Maio come capo politico. Tra gli scontenti oggi si è fatto avanti anche Ugo Grassi, senatore già capogruppo in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama, che ha deciso di rinunciare alla carica: “Ho lasciato il ruolo di capogruppo in commissione, ma in questo momento non ho preso alcuna decisione sulla prospettiva di abbandonare il gruppo M5s al Senato”, ha detto all’agenzia Adnkronos. “Prendo atto, però, che esistono criticità e far finta che i problemi non ci siano mi sembra irrealistico”. Smentita per il momento, l’ipotesi che anche Grassi sia tra i parlamentari pronti a cambiare casacca. “I problemi sono sotto i nostri occhi. Abbiamo sottoscritto un documento che mette in discussione lo statuto, che deve implementare i principi di democraticità e tutela delle minoranze. Dobbiamo pensare a uno statuto che rispetti questi principi. Il ruolo di Di Maio non è in discussione, non stiamo attaccando le persone ma le regole di funzionamento dell’associazione”.
Contro la senatrice che ha cambiato casacca e contro chiunque stia pensando di fare lo stesso, si è schierato il collega Mauro Coltorti, anche lui eletto a Palazzo Madama. “Capisco che è complicato restituire parte dello stipendio: non è un caso che la collega Vono fosse piuttosto indietro con le restituzioni“, ha commentato. “Se però si è creduto in un progetto, si dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi. Invece si lascia il M5s per approdare alla Leopolda. E’ credibile tutto questo?”. E ha concluso lanciando un messaggio a chi sta pensando di seguire la Vono: “Purtroppo il nostro gruppo dei senatori già nei mesi scorsi ha perso delle persone che anteponevano la gloria personale alle dinamiche di un gruppo che lavora notte e giorno per cambiare la vita degli italiani. L’abbandono arriva dopo che la Vono non ha avuto una nomina di sottosegretario per la quale si era proposta e guarda caso con tempismo svizzero è arrivato il cambio di casacca”.
Di Maio a Porta a Porta: “Giù l’Iva per chi usa bancomat o carta”
Durante la sua intervista a Porta a Porta, Di Maio ha parlato anche della prossima legge di bilancio e delle misure per la lotta all’evasione fiscale. “Noi dobbiamo evitare l’aumento dell’Iva, che è il punto di partenza del governo”, ha spiegato il capo politico M5s. Annunciando contemporaneamente la volontà di “abbassare l’Iva a chi utilizza il bancomat o la carta di credito innescando così un meccanismo virtuoso. Noi contiamo di recuperare una parte dei soldi che ci servono da una lotta all’evasione, soprattutto alla grande evasione, che dovrà essere senza quartiere”, ha aggiunto Di Maio. Che poi ribadisce anche la proposta di “fare un accordo con l’Abi (l’Associazione bancaria italiana, ndr) per eliminare le commissione per chi si fa pagare con carta almeno fino a una cifra“, quindi per favorire l’uso della moneta elettronica anche per i piccoli importi.