“Il diritto di vita o di morte lo ha solo Dio? Ma Dio oltre il sopportabile non lo può permettere. La vita è sacra? Ma che sacralità c’è in questa sofferenza sempre non voluta e cercata? Nulla di sbrigativo e di comodo, ma solo il momento di scegliere, l’unica scelta“. È il passaggio conclusivo della lettera che Gianfranco Bastianello, 63enne cattolico praticante e malato di Sla da quando aveva 14 anni, ha scritto a Papa Francesco. Un testo che arriva il giorno dopo la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale ha ritenuto non punibile l’aiuto al suicidio a certe condizioni. Una decisione di fronte alla quale i vescovi hanno espresso “sconcerto e distanza“. “Non comprendo come si possa parlare di libertà, qui si creano i presupposti per una cultura della morte in cui la società perde il lume della ragione”, ha detto oggi il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Stefano Russo, aggiungendo che “il medico esiste per curare le vite, non per interromperle” e che i vescovi chiederanno “per i medici l’obiezione di coscienza“. Una conferma della posizione da sempre contraria della Chiesa all’eutanasia e al suicidio assistito.
Bastianello, ex responsabile della comunicazione dell’hotel Danieli di Venezia, come riferisce La Nuova Venezia, si è invece rivolto direttamente a Bergoglio. A spingerlo a scrivere al Papa, spiega, sono state le dichiarazioni di quest’ultimo, che avrebbe considerato l’ eutanasia una via di comodo. “Così – rileva – ho espresso la mia opinione da cattolico praticante. Non è una via di comodo. Non lo chiede un malato perché è depresso, ma perché non ce la fa più”. “Quando il dolore fisico ti fa urlare ma non puoi perché non hai voce e il dolore resta facendoti impazzire. Caro Papa Francesco allora comprendi che c’è un’unica via d’uscita, andartene”, si legge in un altro passaggio della lettera.
“Centinaia nella mia stessa situazione, hanno la medesima idea. L’ho sempre ribadito e chi vive sulla propria pelle la malattia lo può comprendere”. Bastianello racconta all’Ansa di “combattere da sempre per rovesciare lo stato delle cose: ma è una battaglia persa“. “Non ho fiducia nei politici – afferma ancora – e la loro discussione lascia il tempo che trova“. “Scrivo a Papa Francesco – spiega – delle conseguenze della sofferenza perché la conosco molto da vicino” anche nell’assistenza di tanti disabili. E “eutanasia o suicidio assistito – si legge nella missiva – non sono soluzioni di comodo o sbrigative. Te lo assicuro”.
Bastianello da 10 anni si muove in carrozzina, riporta sempre La Nuova Venezia, e da quando è in pensione si impegna per la causa dei disabili: “Dirigo una sorta di telefono amico per le emergenze di carattere sociale, per consulenze. Faccio da tramite per dare voce a coloro che non sanno come muoversi, per un aiuto concreto”. Come promuovere una raccolta fondi per garantire la riabilitazione a casa di malati che non hanno possibilità economiche. “Già – sottolinea Gianfranco – chi ha le risorse va avanti, gli altri…Ci si sente umiliati a chiedere sempre l’elemosina“. “Sono pessimista, ma non mollo nello spronare gli altri a lottare, credere nella vita e, nel contempo cerco soluzioni, come la raccolta fondi, perché c’è chi sta peggio di me e che per certe strutture siamo un ‘peso’“, conclude Bastianello.