Strike per il climate change, anzi per il cambiamento e basta. Il 27 settembre il mondo si ferma e protesta: finalmente, dico io, è nata un’indignazione comune che va cavalcata. Ma, oltre alle grandi questioni ambientali, ciascuno deve lottare anche per un obiettivo concreto e raggiungibile. Il mio ve lo comunico e mi auguro sia condivisibile: dobbiamo chiedere al governo di recepire, in tempi brevissimi, la direttiva europea 2019/904 che favorisce concretamente l’economia circolare e bandisce gran parte delle plastiche monouso.

Leggetevela per favore, io mi sono quasi commosso. Via ad una serie di inutili oggetti di plastica usa e getta dalle nostre vite. Questo servirà soprattutto a salvare il mare che ne sta rimanendo soffocato, ed è bene ricordare che, oltre alla foresta amazzonica, sono gli oceani a regalarci gran parte dell’ossigeno che respiriamo.

Una buona norma come quella europea non basterà, perché deve essere il comportamento dei singoli a far mutare le regole anche di mercato. Che per cambiare bisogna farlo prima con se stessi e poi provare a salvare il mondo!

Il cammino della direttiva sarà molto accidentato: i produttori di plastiche monouso non vogliono mollare e, invece di assecondare il cambiamento e cambiare cicli produttivi, rimangono spesso ancorati al passato, cercando di difendere le rendite di posizione. Così quando con l’ordinanza balneare la regione Puglia, in accordo con le imprese dei balneari, ha deciso quest’estate di vietare gli oggetti monouso sulle spiagge, il provvedimento è stato impugnato dalle associazioni di produttori (Confida – Assobibe – Mineracqua – Italgrob e di Spinel Caffè). Una battaglia legale a cui hanno partecipato Regione e Wwf , i quali prima hanno perso al Tar, poi hanno vinto al Consiglio di Stato.

Il cambiamento alla fine l’ha spuntata; ma se non recepiamo subito la direttiva europea, tutto è più difficile e così le iniziative di tante amministrazioni regionali e comunali e di altri enti, che hanno deciso di imboccare una rotta virtuosa, saranno vane.

Così il 27 facciamo sentire la nostra voce e impariamo ad assecondare le politiche di chi davvero vuole instaurare una percorso verde o green: una molla potente sono le tasse – lo so che solo a sentirne parlare viene l’acidità di stomaco – ma ciò che inquina o non fa bene alla nostra salute (e purtroppo ne siamo circondati) va tassato per facilitare il cambiamento, perché se la spinta viene dall’alto (politica) e dal basso (tutti noi), il miracolo è davvero possibile.

Un’altra bella notizia di questi giorni in tema di plastiche è l’accordo tra Wwf Italia e Assonautica italiana, un accordo che travalicherà i confini nazionali per approdare in Brasile, nello stato di Santa Catarina, con il progetto Limpeza dos Mares promosso da Acatamar, l’associazione nautica brasiliana.

Parte una grande campagna di sensibilizzazione internazionale rivolta a tutti coloro che vanno per mare perché divengano diportisti plastic free. Basta seguire l’ottalogo “Rosa dei venti” predisposto dal Wwf. Portatelo al mare con voi.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Cambiamenti climatici, le banche tifano per i combustibili fossili. Ma la natura non può più aspettare

next
Articolo Successivo

Clima, il dibattito che vediamo tutti i giorni è politico (e delirante). Di scienza ormai non si parla più

next