Non si farà più il previsto dibattito con Franco Battaglia all’Accademia dei Lincei, cancellato per la reazione negativa della comunità scientifica italiana. Ovviamente, sono subito partite le solite accuse: censura, rifiuto del dibattito, non accettare critiche, eccetera. Ma era inevitabile per via di come la percezione della questione climatica si sta evolvendo.

Vi ricordate di come andavano le cose una volta? Anni fa si facevano ancora “dibattiti sul clima,” convegni pubblici, alle volte anche in ambienti universitari, dove si dibatteva se gli esseri umani avessero veramente un effetto sul clima. Qualche volta ho partecipato anch’io, fronteggiando dei critici della scienza del clima che erano anche persone con una certa reputazione scientifica. Ma, nella maggior parte dei casi, non sono riusciti a tirare fuori niente di buono. Mi ricordo di uno sproloquio sui “pianeti che si scaldano” di un tale che passava per essere uno scienziato – mi pare sia stato all’Università di Bologna. Non fece una gran bella figura con gli studenti. Nel complesso, comunque, erano dibattiti con qualche pretesa di essere scientifici.

Ma questo era nel passato: ora questi dibattiti non si fanno più. Una ragione è che la scienza del clima si è molto evoluta ed è diventata una faccenda estremamente complessa. Non è più una cosa di cui uno che ha una cultura scientifica generica possa veramente “dibattere” con i veri esperti. Ovviamente, non è che gli scienziati non dibattono più sul clima fra di loro. La scienza del clima è una scienza estremamente vitale dove si scoprono sempre nuove cose.

Quasi nessuno mette più in dubbio l’effetto umano sul clima, ma c’è molto da discutere su cose molto importanti e vitali per il nostro futuro, come i “tipping points” del sistema climatico che ci potrebbero scaraventare in una situazione dove la sopravvivenza della specie umana non sarebbe possibile. Queste discussioni, però, tendono a essere estremamente specializzate: il non-esperto, anche una persona di buone credenziali scientifiche, è in difficoltà a seguirle. Qui, la posizione corretta è quella di Greta Thunberg che dice “io non sono una scienziata ma ho fiducia nella scienza”.

Poi c’è il dibattito sui media e sui social, molto vitale come tutti sappiamo. Ma non è un dibattito scientifico: è un dibattito politico. E in politica si sa che col discorso di “uno vale uno” è lecito dire più o meno qualunque cosa: la corrispondenza con la realtà è opzionale. Questo svantaggia nettamente gli scienziati che, in generale, non sono molto bravi in questo tipo di dibattiti “urlati”. Dall’altra parte, invece, ci sono giornalisti come Nicola Porro, Vittorio Feltri e altri che si impegnano in modo professionale nell’offuscamento della faccenda climatica.

Poi ci sono tutti i dilettanti e qui siamo al delirio. Le critiche alla scienza del clima includono ere glaciali mai esistite, scie chimiche, alieni, Haarp, complotti planetari e di tutto e di più. Cose anche divertenti, sotto certi aspetti, ma che danno anche l’impressione che molta gente stia cercando di esorcizzare la paura del cambiamento climatico con un atteggiamento aggressivo.

In questo quadro si inserisce Franco Battaglia, un elemento un po’ anomalo nel dibattito. E’ un professore universitario e, in teoria, dovrebbe essere in grado di parlare di clima in termini corretti e scientifici. In pratica, Battaglia non fa più lo scienziato da molti anni. Quando parla di clima, ne parla da giornalista ed è un mestiere che ha imparato a fare bene. Ma non aveva senso invitarlo a un dibattito scientifico presso l’Accademia dei Lincei. Quindi, hanno fatto bene gli organizzatori a ritornare sulla loro decisione.

E ora? Anche il dibattito politico sta cambiando. E’ probabilmente l’effetto di Greta Thunberg che ha sparigliato tutte le carte. In questo momento, i dati dicono chiaramente che la questione climatica sta guadagnando attenzione in tutto il mondo. Secondo “Yougov” sono ormai ben pochi quelli che credono che l’uomo non influenzi il clima. In Italia sono solo il 3%. E’ questa la direzione in cui sta andando il dibattito; che nonostante tutto il rumore della politica sta arrivando alla conclusione che siamo fortemente a rischio, ma che è comunque necessario fare il massimo possibile prima che sia troppo tardi.

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