Politica

Fine vita, Mina Welby: “Suicidio di Stato è trattare le persone come scarti e lasciare i malati da soli. Legge in Parlamento? Sono fiduciosa”

Legge sul fine vita in Parlamento? Io sono fiduciosa perché c’è un gruppo interparlamentare, costituito da diversi senatori e deputati di tutte le estrazioni politiche. Sono 70, non tanti, mentre l’altra volta per la Legge 219/2017, che poi è uscita, erano oltre 200. Ho sentito anche il presidente Roberto Fico dire che si vuole proseguire da dove hanno lasciato”. Sono le parole di Mina Welby dell’Associazione Luca Coscioni, intervenuta alla trasmissioneL’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus. “Sono già state fatte 50 audizioni – continua – che possono aiutare ad arrivare ad una buona legge. Se non si mettono entro breve a discuterne nelle commissioni riunite, allora io dopo il congresso della nostra associazione, il 6 ottobre, vorrei richiamare questo intergruppo e spingerlo di nuovo a incentivare questa discussione”.

Mina Welby commenta la sentenza della Consulta sul caso Cappato-Dj Fabo, menzionando il suo compagno Piergiorgio: “I ricordi che sono riaffiorati erano quelli della grande volontà di Piergiorgio di avere questa legge sulla morte volontaria assistita, quando le sofferenze sono gravissime e insopportabili. Per lui c’era la possibilità di rinunciare a quelle cure invasive anche secondo il catechismo cattolico. Nonostante questo, la Chiesa non gli ha concesso i funerali che desiderava la mamma di Piergiorgio – spiega – perché si diceva che lui volesse l’eutanasia. Sì, lui voleva l’eutanasia, nel senso di una legge per tutti i cittadini, perché lui era co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e, come tale, lui diceva: ‘Dal corpo del malato al cuore della politica’. Nonostante lui fosse tanto dignitoso per se stesso, non si voleva mai far vedere in pigiama, ma negli ultimi tempi ha dato anche la possibilitàdi farsi vedere pubblicamente in tv per convincere i cittadini che anche per loro era possibile”.

E aggiunge: “Quando sento parlare di suicidio di Stato, penso che quelli che dicono queste cose parlano proprio di cose in atto. Ma è un suicidio di Stato nascosto, dove ci sono persone fragili, povere, sole, che vengono relegate nelle strutture Rsa dotate di poco personale e di poche risorse. Dico quindi agli amministratori di tutta Italia che devono prendersi cura di queste persone, perché non è possibile che vengano relegate liì senza le cure. Cosa sono le cure essenziali? Che queste persone vengono lavate e che viene dato a loro qualcosa da mangiare. Ma le persone hanno bisogno di affetto, di vicinanza, di comprensione, di empatia, anche da parte dei medici“.

Mina Welby puntualizza: “Parlo anche dei medici di famiglia, perché spesso che non si accorgono che ci sono pazienti che hanno bisogno di cure palliative. I medici dovrebbero davvero essere all’avanguardia per trovare una via al benessere dei loro pazienti che si sono affidati a loro. Il medico di famiglia è il medico di fiducia. Se questo non accadesse, allora diventerebbe suicidio di Stato. Vorrebbe dire che non sono persone ma scarti – chiosa – Nessuno vuole morire, ma, quando le cure non fanno più effetto, il medico deve riconoscere che non serve altro se non morire. C’è la possibilità della sedazione profonda, ma tante volte è difficile e il malato preferirebbe la somministrazione di qualcosa che lo aiuti a morire consapevolmente in quel momento. E in questo caso la legge dovrebbe proteggere il medico“.