Niente rilevazione delle impronte digitali ai dipendenti pubblici per incastrare gli assenteisti della pubblica amministrazione. La neo ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, interrompe la guerra tech ai furbetti del cartellino dichiarata dall’ex numero uno della pa Giulia Bongiorno. Con la motivazione che “rappresenta un uso criminalizzante della tecnologia, che porta con sé un pregiudizio negativo verso i dipendenti pubblici. Con l’effetto di deprimere anche chi ogni mattina si reca sul posto di lavoro con energia ed entusiasmo“, come spiega la Dadone in un’intervista rilasciata a ItaliaOggi.
Di sicuro un dietrofront. Il ministro però tiene a precisare che “proseguiremo e anzi accelereremo l’opera di modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione. È una sfida fondamentale per gli uffici pubblici e per il Paese intero. Dall’altra parte, proprio le tecnologie ci offrono davvero la chance di passare, direi, dalla logica della sfiducia prevenuta a quella della fiducia avveduta nei confronti del pubblico impiego, dalla filosofia dell’adempimento a quella del risultato“. Dal canto suo la ministra all’Innovazione Paola Pisano, in un intervista a La Repubblica, suggerisce al Ministero dell’Istruzione di “usare le 200 ore di alternanza scuola lavoro degli studenti mandandoli negli uffici pubblici a spiegare il digitale”.
Dadone fa un punto della situazione anche su altri temi. L’attenzione è rivolta ai Comuni: gli enti locali sono in fibrillazione per le ricadute sui bilanci degli aumenti contrattuali e chiedono allo Stato un aiuto. “Tra i miei primi incontri e contatti i primi cittadini hanno già avuto ampio spazio. Le città hanno pagato più di altri il conto delle manovre di consolidamento dei conti e dunque adesso devono poter recuperare gli spazi finanziari necessari. Su questo è già avviata l’interlocuzione con il Ministero dell’economia. I mini-enti saranno affiancati dal «Gruppo concretezza», istituito dall’ex ministro Bongiorno, per “svolgere meglio le loro incombenze”. Altro tema a cuore agli enti locali sono le uscite per quota 100: “Stiamo monitorando la dinamica delle uscite nella pubblica amministrazione. Di certo dobbiamo consentire alle città di attingere dalle graduatorie in essere, se possono, o di bandirle rapidamente. Credo che su questo fronte la Commissione Ripam e il Formez stiano già giocando un ruolo di supporto che va eventualmente rafforzato”.
Una buona notizia arriva anche per gli idonei dei concorsi pubblici: il governo sta valutando, annualità per annualità, la proroga della validità delle graduatorie più risalenti nel tempo che sarebbero andate in scadenza il prossimo 30 settembre: “Palazzo Vidoni è al lavoro per rinviare da sei mesi a un anno quelle antecedenti al 2014 in modo da allinearne la validità a quelle del 2015 e 2016, in scadenza rispettivamente al 31 marzo e 30 settembre 2020. Una soluzione che – secondo il ministro Dadone – da un lato riconosce le prerogative degli idonei, ma dall’altro, punta a superare questa anomalia, per tornare a un ritmo fisiologico di concorsi e a una durata ragionevole delle graduatorie”.