Le piazze d’Italia ribollono di futuro. I nostri figli sono in piazza con colori, suoni e sogni. Risuona il “non osate!” di Greta nelle nostre menti, come quel sussurro nel film Revenant di Di Caprio “Issuu… respira…” pronunciato al figlio, “finché hai un alito di vita, combatti”. Ma il ghiacciaio del Monte Bianco come una tragica clessidra ci ammonisce e restiamo attoniti a contare i minuti e i centimetri che ci separano dall’inesorabile caduta.
Ma come abbiamo potuto lasciare che tutto ciò potesse accadere? Come abbiamo potuto distrarci in modo tale che tutto sia finito nella centrifuga del business, confidando sempre nella fatidica convinzione “troveremo una soluzione… l’abbiamo sempre fatto”? Oggi ci sembra, e lo urlano a noi i nostri figli, che non bastino più le parole. E Greta ha ragione a ricordarlo a tutto il mondo.
I fatti sono alla portata di tutti, e le soluzioni tecnologiche sono già disponibili, ma le politiche dei governanti vanno tutte nella direzione opposta. Se ogni volta che si costruisce un palazzo in città i piani regolatori prevedessero la creazione di aree verdi delle stesse dimensioni in volume di spazio orizzontale, le cose alla fine tornerebbero. Ma i nostri piani regolatori e le furbe strategie delle commissioni edilizie comunali sono riuscite invece a superare gli intoppi e a rilasciare permessi di costruzione anche in aree verdi, definendole caducate o con altri marchingegni burocratici.
I nostri paesi affogano nel cemento lasciando che le strade vengano inondate da fiumi di fango appena piove. I paesaggi scompaiono e le costruzioni a 300 metri dalla costa continuano a consumare suolo. I centri commerciali proliferano consumando territorio per poi chiudere dopo pochi anni, perché i consumi delle famiglie si riducono. L’algoritmo del progresso è sfalsato e ci conduce a contare i minuti e i centimetri di quel che ci rimane.
Una grande onda verde è quel che ci vorrebbe, ma i ministeri che conterebbero e sarebbero in grado di adottare le soluzioni sono sempre quelli senza portafoglio, tranne quello delle infrastrutture. I nostri mari urlano sofferenze le campagne sono infestate di patogeni distruttivi e caporali senza scrupoli. Noi possiamo solo sussurrare ai nostri figli “issuu… issuu…” e unirci a loro in questa lotta. Forza ragazzi, noi ci saremo, ci saremo sempre!