“Quanti like hai?”. “Ma almeno hai visto la mia foto?”. Semplificando, è la dinamica che ha convinto Instagram a rimuovere definitivamente il numero che dei “Mi piace” sotto ogni foto pubblicata. Tolti ma non eliminati, piuttosto nascosti. Da oggi infatti comparirà soltanto il nome di un utente a cui piace la nostra foto seguita dalla più generica dicitura “altre persone”: il numerino dei “like” rimarrà segreto e per visualizzarlo si dovrà compiere un’azione ulteriore, cliccando su questa scritta.
La notizia dei test era circolata già nei mesi scorsi quando molti utenti si erano visti comparire la notifica sul proprio feed Instagram. Dopo il periodo di prova e i feedback positivi, ora il social network di proprietà di Facebook ha ufficializzato la rivoluzione anche per gli utenti italiani, oltre ad quelli di altri paesi come l’Australia, il Canada, il Brasile, la Nuova Zelanda, il Giappone e l’Irlanda. L’obiettivo è per provare a riportare l’attenzione dai like al contenuto di un post che troppo spesso viene sacrificato. Prima del fine però, c’è la motivazione. Ovvero liberarsi di quei falsi profili, degli algoritmi e dei servizi a pagamento per acquisire like e far crescere un brand più velocemente del normale che ormai popolano i social network, Instagram compreso.
La domanda è d’obbligo: che fine faranno gli influencer? Cioè quelle persone che vivono e guadagnano sfruttando “Mi piace” e i numeri delle prestazioni dei social network collegati alla loro immagine? Molti esperti sono sicuri che non saranno a rischio e che anzi, il cambio potrebbe aumentare il loro riconoscimento come figure fidate e sicure a scapito degli “influencer improvvisati”. Altri sono convinti che la rivoluzione favorirebbe invece la diffusione dei servizi e delle azioni di advertising e sponsorizzazione “originali” interni alle varie aziende generando dunque più profitto. Oltre a “ripulire” il mercato digital, comunque, la novità di Instagram in un certo senso pare anche la risposta alle accuse, spesso rivolte ai social, di alimentare una “Like Economy”. Un mercato cioè basato sui “Mi piace” ma capace di alimentare solo una malsana competizione e di produrre negli utenti alti livelli di stress e depressione. Alla linea dettata dal cugino fotografico, comunque, sembra volersi allineare anche Facebook. In queste ore infatti anche il social di Zuckerberg ha iniziato i test di rimozione dei like e di valorizzazione del contenuto in Australia. In attesa che arrivi anche in Italia.