La sera del 20 aprile scorso dopo Juventus-Fiorentina i Drughi, che contrari alla scelta della società di Andrea Agnelli che aveva posto dei limiti sui biglietti, volevano vendicarsi degli altri tifosi. È emerso nel corso dell’inchiesta “Last Banner”
Milano poteva essere ancora una volta lo scenario di una battaglia tra ultras. Quattro mesi dopo l’agguato del 26 dicembre 2018 teso dagli interisti contro i napoletani (ne fece le spese Daniele Belardinelli, tifoso del Varese), in una trasferta i capi dei “Drughi” della Juventus volevano dare una lezione ad altri sostenitori della curva bianconera, gli eterni rivali del primo anello. “Io mi faccio arrestare che con questi qua sotto bisogna andare alle mani”, diceva Domenico Scarano, uno dei “colonnelli”, al “presidente” Dino Mocciola. La conversazione, intercettata dalla Digos della questura di Torino nel corso dell’inchiesta “Last Banner” (che lunedì scorso ha portato agli arresti dei principali capi ultras bianconeri, tra cui Mocciola e Scarano), è avvenuta la sera del 20 aprile scorso dopo la partita Juventus-Fiorentina al termine della quale i bianconeri sono diventati matematicamente campioni d’Italia. Ai “Drughi” importava poco, volevano vendicarsi e già pensavano alla trasferta della settimana successiva per Inter-Juventus. “Adesso sto organizzando per Milano. Nel caso li incagliamo da qualche parte”, prosegue il “colonnello”.
Le ragioni di tanta rabbia vanno ricercate in quanto avvenuto durante Juventus-Fiorentina il gruppo guidato da Mocciola voleva fare lo sciopero del tifo contro la società di Andrea Agnelli che aveva posto dei limiti sui biglietti. Per questo avevano appeso il loro striscione al contrario e non avevano intonato dei cori, a differenza dei rivali al primo anello, “questi qua sotto” per dirla con Scarano, cioè i gruppi Tradizione-Antichi Valori e Nucleo 1985. I “Drughi” volevano fargliela pagare. “A questi qua bisogna ammazzarli di botte – continuava a dire Scarano a Mocciola -. A Milano vediamo di esserci tutti che non me ne frega un cazzo perché se c’è l’occasione poi gli faccio vedere come va e gliela faccio passare io la fantasia”. Non si oppone Mocciola, il principale capo ultras della curva sud, leader incontrastato nonostante non possa entrare allo stadio da anni, ma anche sorvegliato speciale dopo l’inchiesta “Alto Piemonte” nella quale erano emersi i suoi contatti con alcuni esponenti della ‘ndrangheta del Torinese. Anzi il “presidente” suggerisce alcune strategie: “Eh, lì uno l’occasione se vuoi la trovi lì nel tunnel (dello stadio San Siro, ndr) quando si sale. Si aspetta dove non ci sono le telecamere”. Scarano dubita: “Vabbè, ma lì non ti puoi portare un cazzo”.
Quelli sotto, che non hanno seguito le direttive di Mocciola (cioè l’imposizione di mettere gli striscioni rovesciati e fare silenzio), devono essere puniti anche per un coro molto allusivo: “Chi non canta è un figlio di puttana”, avevano intonato. Il leader dei “Drughi” non dimentica: “Quando si beccano lì a Milano dici: ‘Ao, chi è figlio di puttana? Chi è che non canta?’”. Scarano è incontenibile: “Io già lo volevo fare nel piazzale perché – minchia – mi hanno mandato via gli altri, ma io mi sono fermato lì perché volevo aspettare”. Avrebbero voluto vedere chi aveva lanciato il coro, prenderlo per le orecchie e poi a schiaffi, ma non hanno avuto modo. “Comunque a Milano sicuramente qualcosa faccio succedere”, dice il “colonnello” al “presidente” che aggiunge: “Però le cose devono essere fatte con furbizia e con intelligenza e tutto”. Pensano allora di coinvolgere “i ragazzi di Milano”: “Devono fare che quando arriviamo sono già tutti belli attrezzati”, immagina Scarano. Tornano a parlare del luogo in cui fare l’agguato: nel parcheggio no, “è tutto una telecamera”, commenta Mocciola. Allora nel tunnel all’interno dello stadio, dove non ci sono obiettivi, oppure in un autogrill: “Però sai, lì dopo Inter-Napoli, dopo i casini…”, aggiunte Scarano. Infine si salutano dandosi gli auguri di buona Pasqua, ma il giorno dopo si sentono ancora al telefono. Nell’annotazione gli investigatori riassumono la conversazione: Scarano telefona a Mocciola per dire che “quelli del primo anello sanno già tutto”. Uno steward dello stadio ha avvertito i “Drughi”, è andato al bar di certo Salvatore e gli ha detto che i rivali avevano appreso i loro piani. “Forse la Digos saprà”, ipotizza Scarano. Mocciola concorda, ma sostiene che se si presenta l’occasione si farà. Il 27 aprile, in occasione di Inter-Juventus, le cronache non hanno registrato scontri tra gli ultras della Vecchia signora.