“Questo presidente della Repubblica, lo posso dire? Mi fa schifo. E’ un presidente che se ne frega del 34 per cento degli italiani“. Per queste parole, pronunciate all’assemblea dei giovani della Lega a Pontida due settimane fa, il deputato leghista Vito Comencini è indagato per vilipendio al Capo dello Stato: il procuratore della Repubblica di Verona, Angela Barbaglio, ha inviato per competenza a Bergamo il fascicolo d’indagine, aperto come atto dovuto in seguito all’esposto presentato da Mao Valpiana, esponente del Movimento non violento di Verona. “Ha detto bene Salvini, ho sbagliato i toni e i termini, lo ammetto. Non aggiungo altro, ma rivendico il mio diritto di critica“, ha detto il deputato, “Gli inquirenti faranno le dovute verifiche. A me non è arrivato nulla, sono sereno, non rilascio dichiarazioni”.

Salvini, da parte sua, non fa attendere il suo commento: “Io sono per la libertà di idee, di pensiero, di parola e di opinioni. Non si devono mai esagerare i toni, ma processare le idee non è degno di un Paese civile. Un conto è la minaccia, l’insulto, la diffamazione. Un’idea può piacere o non piacere, però rimane un’idea”. Prosegue, parlando in seguito a un evento della Settimana del sordo in Lombardia, in piazza Duomo a Milano: “Io a Pontida ho detto che non avrei mai usato quei toni. Dopo di che, se mi si chiede se era meglio andare al voto piuttosto che dare vita a questo governo di venduti, dico di sì. La forma è sbagliata, la sostanza è assolutamente condivisibile“.

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