Il Mediterraneo rischia di inghiottire altre vite e ora è partita la corsa contro il tempo per cercare di salvarle. Un barcone con oltre cinquanta migranti a bordo si è infatti capovolto al largo della Libia. Nonostante Alarm Phone avesse allertato le autorità di Tripoli, Italia e Malta, come ha denunciato l’organizzazione, nessuno “ha mandato soccorsi”. E intanto più a ovest, sempre nel mare che divide l’Africa del nord dalle coste europee, si contano già dei morti: almeno sette quelli di un altro naufragio, al largo del Marocco. Nel frattempo sulle coste italiane continuano gli sbarchi cosiddetti “fantasma”: un altro barchino è approdato a Lampedusa con a bordo un gruppo con ogni probabilità di origine tunisina.
Il naufragio nelle acque libiche – “Sta accadendo ora! Una nave che trasportava oltre 50 persone si è capovolta al largo delle coste libiche. Soccorritori in arrivo. UNHCR è pronta a fornire assistenza medica e umanitaria al momento dello sbarco”. Con questo tweet l’ufficio locale dell’agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati, ha ufficializzato il naufragio del barcone attorno alle 15 del pomeriggio del 28 settembre. Immediato l’intervento della Guardia costiera di Tripoli che ha avviato i soccorsi, mentre il personale Onu si è mobilitato da terra per fornire assistenza agli eventuali migranti tratti in salvo, una volta sbarcati. “Il lavoro di salvataggio della guardia costiera locale è ancora in corso”, ha poi fatto sapere con un aggiornamento sempre via social attorno alle 19, l’Unhcr.
L’allarme per il pericolo che stavano correndo i migranti, in realtà, era arrivato già venerdì sera da Alarm Phone, l’organizzazione che dal 2014 gestisce una linea telefonica diretta e autorganizzata per i rifugiati in difficoltà nelle acque del Mar Mediterraneo. Gli attivisti avevano riferito che un’imbarcazione con una sessantina di migranti a bordo, partita alcuni giorni fa dalla Libia, era in difficoltà da oltre 24 ore nel Mediterraneo centrale. Alarm Phone aveva perso i contatti con i migranti ieri sera, dopo la prima segnalazione di pericolo, e aveva lanciato una richiesta di aiuto “inascoltata” alle autorità di “Libia, Malta e Italia”. Poi, di nuovo, l’organizzazione aveva sottolineato di aver contattato tutte le guardie costiere, denunciando “l’omissione di soccorso” e lanciando un grido d’allarme: “Non lasciateli annegare”. Quindi era riuscita a contattare l’imbarcazione, questa mattina, parlando con le persone a bordo che avevano segnalato di star “imbarcando acqua” e che vari passeggeri “inclusi i bambini” erano “andati fuoribordo” e cadute in mare.
Le persone a bordo dicono che stanno imbarcando acqua e che varie persone, inclusi bambini sono andate fuoribordo. Temiamo che ci siano delle fatalità. Cos’altro deve succedere affinchè le autorità si prendano responsabilità per la situazione?
— Alarm Phone (@alarm_phone) September 28, 2019
Il naufragio al largo del Marocco – Sette i migranti, fra cui una donna, tutti di origine marocchina, che sono morti in seguito al naufragio del gommone a bordo del quale stavano cercando di raggiungere le coste della Spagna. I corpi sono stati trovati sulla spiaggia di Ain Harrouda, a 17 chilometri da Casablanca. Tre sopravvissuti sono stati invece trasportati in ospedale. A riportarlo l’agenzia di stampa marocchina Map, che però non dà notizia di quanti fossero i migranti a bordo dell’imbarcazione.
Gli sbarchi autonomi – E intanto sulle coste italiane continuano gli arrivi autonomi, cioè di quei migranti che non vengono tratti in salvo dalla Guardia costiera o dalle Ong ma che, da soli, riescono a raggiungere la spiaggia o il porto più vicino. A Lampedusa è infatti arrivato l’ennesimo barchino di legno. A bordo un gruppo di persone, con ogni probabilità di origine tunisina. Ancora da definire, però, il numero esatto dei passeggeri.