L’allarme lanciato dall’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, per il rischio che alcuni farmaci possano contenere sostanza potenzialmente cancerogene, ripropone ancora una volta al centro del dibattito pubblico, il complesso rapporto tra le multinazionali del farmaco e le istituzioni sanitarie.
Nelle stesse ore giungeva la notizia che in Italia in un anno, nel 2018 sul 2017, la spesa per i farmaci oncologici è aumentata di 659 milioni: oggi un ciclo di terapia con i nuovi medicinali antitumorali può arrivare a costare 100.000 euro. Tale prezzo non ha alcun rapporto reale con il costo di produzione e ricerca delle sostanze immesse sul mercato.
Questi fatti, tra loro differenti, evidenziano l’enorme potere e libertà d’azione che ha Big Pharma. Una forza che più di una volta è stata utilizzata per corrompere personaggi politici e dirigenti ministeriali in tutto il mondo, compresi gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Fa un certo effetto scoprire che lo specialista, al quale hai affidato la cura della tua salute, ha ricevuto un compenso economico da una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo e la sorpresa aumenta quando ti accorgi che anche l’ospedale superspecializzato, dove ti sei recato, riceve anch’esso fondi dalla stessa multinazionale. Provi a consolarti pensando che costoro ti prescrivono medicine e esami di controllo validati da enti scientifici al di sopra di ogni sospetto. Ma poi scopri che a ricevere finanziamenti dalla stessa azienda sono anche varie facoltà di medicina e le stesse società scientifiche che hanno il compito di aggiornare le linee guida indicando le migliori terapie per ogni patologia; non manca nemmeno l’Istituto Superiore di Sanità, organismo scientifico del Ministero della Salute, che ha il dovere di controllare le sperimentazioni in atto.
A quel punto di certezze te ne rimangono molto poche.
Da qualche mese il Codacons “ha deciso di pubblicare la lista dei medici italiani e delle fondazioni/università/istituti finanziati dalla casa farmaceutica Glaxo-Smith-Kline, così come diffuso dalla EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations)… la Glaxo-Smith-Kline – scrive Codacons – ha reso pubblici, fra le altre cose, anche gli elenchi dei medici italiani che nel 2015/2016/2017 hanno ricevuto finanziamenti (a titolo di servizi, consulenze, eventi vari)… il totale elargito dalla Glaxo-Smith-Kline appare in crescita: più di 11 milioni nel 2015, più di 13 milioni nel 2016, quasi 15 milioni nel 2017. Ora la domanda è lecita: a cosa servono questi soldi? Tra Università, Fondazioni e Aziende Ospedaliere stupisce, in particolare – prosegue Codacons – leggere il nome dell’Istituto Superiore di Sanità (125.660,00 nel 2016, 93.940,00 euro nel 2017 per “servizi e consulenze”): appare quanto meno inopportuno infatti che l’organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale rientri nella lista, e sarebbe davvero il caso di spiegare le ragioni di questi trasferimenti” [Radio Popolare, trasmissione “37e2”, la denuncia del presidente di Codacons, dal minuto 27,58].
La Glaxo ovviamente non è l’unica azienda farmaceutica a sviluppare una simile politica, ed infatti in una successiva puntata Codacons ha pubblicato i dati relativi ad altre protagoniste di Big Pharma quali: Abbvie, Almirall, Merck, Msd, Hospira, Pfizer, Pfizer Italia, Pierre Fabre Pharma, Pierre Fabre Italial.
Alla denuncia del Codacons ha fatto seguito una ricerca pubblicata dalla Fondazione Gimbe nel febbraio 2019 “Trasferimenti di valore 2107 dall’industria farmaceutica a operatori e organizzazioni sanitarie”: “Le analisi sono state effettuate sui trasferimenti di valore di 14 aziende farmaceutiche che, insieme, rappresentano il 51,5% del fatturato totale di settore nel 2017 (10.997€ / 21.337 milioni €)” in quell’anno “le 14 aziende hanno trasferito complessivamente € 288,1 milioni – dei quali- € 45,9 milioni (15,9%) sono stati destinati ad operatori sanitari, € 124,8 milioni (43,3%) ad organizzazioni sanitarie e € 117,3 milioni (40,7%) alla ricerca e sviluppo”.
Su il manifesto del 9 settembre 2018 Andrea Capocci cita una ricerca del 2016 pubblicata su BMJ Open, secondo la quale il 65% delle associazione mediche italiane è sponsorizzata da società farmaceutuche, ma solo il 6% di esse inserisce questi fondi nel proprio bilancio annuale.
Per ogni essere umano la salute è il bene più grande; andrebbe garantita una totale trasparenza su tutto quello che riguarda il mondo della medicina, nessun malato, quando un medico gli prescrive una cura, dovrebbe avere il dubbio che dietro a quella compressa ci possa essere un interesse economico di qualcuno. E’ urgente che, come chiesto da una parte consistente del mondo scientifico, le istituzioni nazionali ed internazionali intervengano, ognuno nel suo ambito, con provvedimenti che possano mettere al riparo la nostra salute dai danni provocati dalla voracità del potere farmaceutico.