Da una parte la strada verso Bruxelles e l’apertura a un Green New Deal europeo. Dall’altra la via che porta a Visegrad, a una Vienna anti-italiana che difende l’austerity e rifiuta un nuovo meccanismo di redistribuzione dei migranti. I cittadini austriaci si presentano alle urne per l’elezione del Nationalrat, ma a scegliere quale sarà il futuro del Paese negli equilibri dell’Ue sarà soprattutto Sebastian Kurz, il designato vincitore del voto che a 33 anni ha già governato il Paese per 525 giorni prima che l’Ibiza-Gate facesse crollare il suo esecutivo. Kurz tornerà cancelliere, ma sarà decisivo capire con chi vorrà allearsi: il suo partito popolare (Övp) tornerà con l’ultradestra degli scandali (Fpö), oppure deciderà di riesumare la Grosse Koalition con i socialdemocratici, o ancora tenterà la via di un accordo con Verdi e liberali (Neos)? Tutte tre le ipotesi sono possibili: al momento la prima sembra la più probabile, ma molto dipenderà dal risultato che i papabili partner di Kurz raccoglieranno alle urne. Il colore del governo che guiderà il 33enne prodigio della politica austriaca determinerà quale posizione assumerà Vienna nei nuovi equilibri europei ma anche nei confronti dell’Italia, proprio per quanto riguarda i due grandi temi della nuova legislatura Ue: la revisione del patto di Stabilità (almeno in chiave green) e l’immigrazione.
La campagna a destra di Kurz – Kaiser Sebastian può dormire sogni tranquilli in vista delle elezioni, dal momento che i sondaggi lo danno in netto vantaggio, attribuendogli un 35% di consensi che non basta appunto per governare da solo ma gli garantisce il dominio assoluto della scena politica. Nonostante il logorio di un anno e mezzo di governo con la destra, la caduta a maggio scorso e i tre mesi di governo tecnico guidato da Brigitte Bierlein, Kurz ha saputo conservare intatta l’aura da leader che gli viene riconosciuta dai suoi elettori. In più, dopo lo scandalo che ha colpito l’ex vicecancelliere e leader della Fpö, Heinz Christian Strache, ripreso in un video del 2017 a promettere appalti e compiacenza a una sedicente oligarca russa durante un party a Ibiza, i popolari hanno riconquistato i voti dei moderati. Per questo Kurz ha potuto spostare l’asse della sua campagna elettorale ancora più verso destra, come dimostra visivamente un cartellone pubblicitario in cui l’ex cancelliere utilizza lo stesso slogan nazionalista – “Uno che parla la nostra lingua” – che compare anche sui cartelloni di Herbert Kickl, ex ministro dell’Interno della Fpö e il più inviso a Kurz.
Gli attacchi all’Italia su austerity e migranti – Lo spostamento a destra del leader della Övp ha avuto almeno tre riferimenti diretti all’Italia durante la campagna elettorale. “Non può diventare una seconda Grecia, nessun allentamento dei parametri del patto di Stabilità“, ha dichiarato Kurz solo un paio di settimane fa, rispondendo all’auspicio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di una revisione dei vincoli di bilancio, ma anche tirando una riga rispetto alle nuove sensibilità sul tema che animano la commissione di Ursula von der Leyen. Agli austriaci il rigore piace e hanno apprezzato pure un’altra chiusura di Kurz: quella su immigrazione e solidarietà in Europa. A questo si può aggiungere la richiesta, votata in parlamento da popolari e ultradestra, di riprendere il percorso per concedere la doppia cittadinanza ai cittadini sudtirolesi di madrelingua tedesca. Un’altra provocazione diretta a Roma.
Il ritorno del governo nero-blu – Sono tutti segnali che portano a una nuova alleanza tra Övp e Fpö: nero e blu, centrodestra e destra xenofoba. Convivere per più di un anno al governo con i populisti è stata più dura del previsto per il “moderato” Kurz, ma gli elettori non sembrano volerlo punire per questo. Così come la Fpö, ripulitasi con la nuova guida di Norbert Hofer e con Kickl (il Salvini austriaco) a sparare contro i migranti, non sembra aver pagato più del dovuto lo scandalo del video da Ibiza. I sondaggi le attribuiscono ancora un solido 20%, nonostante nel frattempo siano emerse altre ombre: la procura viennese indaga per peculato per le “spese pazze” che Strache avrebbe messo in conto al partito. In più, è stata arrestata la sua ex guardia del corpo, sospettata di aver raccolto e diffuso materiale compromettente sull’allora vicecancelliere. La strategia di Hofer, che non si è mai stancato di ribadire che i fatti di Ibiza non sono altro che uno scivolone, causato dall’eccessivo consumo di alcol di due esponenti del partito poi dimessi, sembra funzionare. Così come funziona il buon viso a cattivo gioco di Kurz, prima intransigente con la Fpö fino a provocare la crisi di governo, poi indulgente tanto da non rifiutare l’ipotesi di una nuova alleanza con la destra xenofoba.
Un Kurz più vicino a Visegrad – Certo, l’ex e futuro cancelliere sa che questa volta avrebbe un potere maggiore rispetto alla precedente esperienza di governo, con la possibilità di tenere a bada le derive di ultradestra. Kurz vuole essere percepito come un leader moderato. Ha ricevuto gli auguri di “buona fortuna” del presidente del Ppe, Joseph Daul. Ma la sua ambiguità, in caso di nuova alleanza con la destra xenofoba, lo porterebbe ancora più vicino ai 4 Paesi di Visegrad e a un altro membro del Ppe, Viktor Orban. Rispetto al primo ministro ungherese, Kurz è convintamente europeista e gode della stima dei principali leader europei. A 33 anni e con una Angela Merkel all’ultimo mandato, potrebbe diventare uno dei volti della leadership di Bruxelles, nonostante guidi un Paese piccolo – ma strategico – come l’Austria. Per l’Italia significherebbe un nemico in più nella strada verso una ridiscussione del Fiscal compact e del trattato di Dublino, così come avere al confine del Brennero un governo che solo un anno fa intensificava i controlli alla frontiera.
Un Kurz europeista e ambientalista – Allo stesso tempo, terminata la campagna elettorale, Kurz potrebbe rispolverare proprio la sua anima moderata e decidere per un’alleanza con la Spö. I socialdemocratici non sono riusciti a sfruttare la battuta d’arresto di popolari e destra: la candidata Pamela Rendi-Wagner, volto autorevole ma poco carismatico, doveva essere una guida di transizione, prima che la crisi di governo cambiasse i piani in corsa. La Spö è la seconda forza nei sondaggi con il 22%: fondamentale per sperare in un’alleanza con i popolari sarà rimanere davanti alla Fpö. Per riuscirci i socialdemocratici hanno puntato soprattutto su una campagna ambientalista che ha in qualche modo frenato l’avanzata dei Verdi. Il partito ecologista del candidato Werner Kogler è comunque in ascesa al 12%, davanti all’altra forza che ha possibilità di entrare nel Nationalrat: i liberali Neos, stimati nei sondaggi all’8%. Ecco la terza ipotesi di Kurz: una coalizione Giamaica, come quella tentata inutilmente da Angela Merkel due anni fa. Che scelga i democratici o i Verdi e i liberali, sarebbe in ogni caso un’alleanza europeista-ambientalista. E Vienna cambierebbe volto: non sicuramente “porti aperti e bilanci disinvolti”, ma più flessibile su investimenti verdi e green rule. Gli elettori austriaci potranno spingere in una direzione piuttosto che nell’altra. La scelta finale però spetterà a Kurz dopo il voto.