A pochi mesi dalle elezioni regionali, ormai il Pd calabrese è spaccato, frantumato tra il governatore uscente Mario Oliverio che vuole ricandidarsi a ogni costo e il partito “ufficiale”, quello degli eletti che, in nome del rinnovamento e del cambiamento, si sono schierati con il segretario Nicola Zingaretti, con il commissario regionale Stefano Graziano e con il responsabile del Mezzogiorno Nicola Oddati. Da una parte Oliverio e i circoli del Pd, che in assemblea chiedono le primarie, e dall’altra un documento firmato dai big regionali del partito come il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, il deputato Antonio Viscomi, il capogruppo a palazzo Campanella Domenico Battaglia, diversi consiglieri regionali e segretari provinciali e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.
Ex renziani e non, tutti insieme contro Oliverio, hanno stilato un documento che ha il sapore del benservito al presidente della Regione il quale, dal palco dell’assemblea dei circoli, venerdì sera aveva tacciato la ricerca anche in Calabria di un accordo con il Movimento Cinque Stelle come “l’espediente per mettermi alla porta”. La visione di chi, invece, gli chiede di fare un passo indietro è diversa. Secondo i dem calabresi, infatti, “in questi anni abbiamo avuto l’onere e l’onore di rappresentare il Partito Democratico e le istituzioni. Abbiamo provato a incarnare il bisogno di cambiamento, crescita e sviluppo chiesto a gran voce dai calabresi. Comprendiamo pienamente che l’insediamento del Conte bis ha aperto una nuova fase politica, non ipotizzabile fino a qualche mese fa e che chiama tutti noi a fare scelte coraggiose per portare sul territorio rinnovamento e cambiamento. Una fase politica che ha superato nei fatti l’opzione di ripresentarsi al voto con lo stesso schema e la stessa guida di cinque anni fa”.
Il messaggio è chiaro e se Oliverio va avanti per la sua strada, la frattura del Partito democratico non farà altro che favorire le destre populiste. “Condividiamo, pertanto, – si legge sempre nel documento degli eletti del Pd – le parole del commissario regionale Stefano Graziano e del responsabile del Mezzogiorno Oddati. C’è bisogno di unità, lealtà e responsabilità per costruire un patto civico ampio e plurale, in grado di far recuperare al Partito Democratico la fiducia dei calabresi, di mondi ormai lontani. Non è il momento delle conte, dello scontro muscolare tra apparati, delle prove di forza. Dobbiamo concentrarci contro l’avversario che ricordiamo essere una destra populista. Non possiamo permettere che questa destra torni al governo della nostra regione ed è perciò fondamentale mettere in campo tutte le energie per un polo civico”.
Poche ore prima, il Comitato promotore dei circoli, schierato con Oliverio, aveva chiesto a Zingaretti di “non girarsi dall’altra parte”. Dopo l’ultimatum di Graziano (“chi partecipa è contro il partito”), il Comitato non solo si è riunito in assemblea ma ha anche risposto a tono: “La linea delle imposizioni e delle scelte calate dall’alto rischia di generare l’espulsione del Pd dalla Calabria e dall’attenzione dei calabresi”. Come dire: se andate avanti, siete voi che volete perdere.
Dalla parte di Oliverio, al momento, ci sono sicuramente l’ex vicepresidente della Regione ed ex parlamentare Nicola Adamo e la deputata Enza Bruno Bossio che punta il dito contro gli esponenti calabresi del Pd colpevoli di “sottoscrivere documenti autoreferenziali”. Per tutti e tre, prima delle regionali, c’è l’appuntamento del 17 ottobre davanti al Tribunale di Catanzaro che deve decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per corruzione formulata dalla Procura nell’inchiesta “Lande Desolate”.
Un fardello che, probabilmente, imbarazza in Calabria quanto a Roma. Ma al netto delle polemiche interne al Partito democratico, in vista delle regionali c’è ancora il nodo dell’accordo con il Movimento Cinque Stelle così come è avvenuto in Umbria. Se una buona parte del Pd, con la presa di distanza da Oliverio, sembra percepire gli imput romani e si dichiara pronta a “mettere in campo tutte le energie per un polo civico”, i grillini calabresi la pensano diversamente e, dopo essersi riuniti, nei giorni scorsi hanno indicato i nomi dei due papabili candidati alla presidenza della Regione: l’imprenditore Pippo Callipo e il presidente dell’Isde Ferdinando Laghi. Ma hanno anche escluso qualsiasi alleanza con il Pd “considerato il responsabile dei più grandi disastri avvenuti in Calabria negli ultimi anni”. Una decisione che, però, al momento sembra non dipendere solo dagli eletti del Movimento Cinque Stelle in Calabria.