Un'inchiesta della squadra mobile porta all'arresto 13 persone. Gli indagati in tutto sono 49. Tra loro funzionari della motorizzazione, titolari e dipendenti di autoscuole e familiari degli esaminandi. Chi pagava di più veniva sostituito alla verifica direttamente da un dipendente di un'agenzia
Oltre 1300 euro per una patente, 2500 per chi era residente al di fuori della Campania: era questo il listino prezzi della banda che aveva organizzato un sistema di licenze false e esami di guida truccati scoperto dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. In carcere sono finiti in 8, altri 5 sono ai domiciliari. In tutto gli indagati sono 49. Tra loro funzionari della Motorizzazione civile di Caserta, titolari e dipendenti di autoscuole e anche alcuni genitori che si erano presentati all’esame al posto dei figli. Molti degli indagati, spiegano gli inquirenti, erano stati coinvolti anni fa in un’inchiesta simile.
Agli arresti domiciliari è finito in particolare il 65enne Gaetano Aurilio, ex direttore della Motorizzazione Civile, ritenuto uno degli organizzatori del sistema con il titolare di un’agenzia di scuola guida di Marcianise, Silvestro Ferraro, 61 anni, finito in carcere. Aurilio e Ferraro, secondo la ricostruzione della squadra mobile di Caserta che ha condotto le indagini, incassavano i soldi da chi doveva prendere la patente: una parte la tenevano per sé, il resto serviva ad “oliare” il sistema, a partire dal pagamento delle tangenti agli altri funzionari della Motorizzazione che conducevano gli esami. Naturalmente gli esami andavano alla grande perché – sempre secondo l’inchiesta – gli addetti non facevano controlli dei documenti d’identità o alteravano proprio l’esame. In questo meccanismo il ruolo dei titolari delle autoscuole era quello di dirottare i candidati nella sessione “giusta”.
Non solo: chi pagava di più riceveva un trattamento migliore. Dai filmati girati dalla polizia è emerso che uno degli arrestati – un dipendente di un’autoscuola, Francesco Iadicicco – andava direttamente a fare i test al posto dei candidati che avevano sborsato oltre 2mila euro di tangente. I candidati che invece pagavano meno (comunque la bellezza di 1300-1500 euro), dovevano andare a sostenere personalmente l’esame. Ma Iadicicco lasciava loro una ricetrasmittente con cui suggeriva le risposte.