Autoproclamatisi da tempo sapiens sapiens, ma dando prova troppo spesso di assoluta imbecillità, gli esseri umani sono sull’orlo di un’estinzione provocata dal riscaldamento globale, eufemisticamente soprannominato “cambiamento climatico“. Non sarà un processo a esito immediato, piuttosto un’agonia lunga e dolorosa: ma la fine è già in atto e non si vedono segni di resipiscenza, nonostante l’abbondanza di sintomi e le denunce sempre più precise e dettagliate del mondo scientifico.

Il tema è di drammatica attualità e urgenza, dato che ne va il futuro del pianeta e delle generazioni future. Eppure i livelli di parte purtroppo non trascurabile del mondo politico e dei media sono assolutamente inadeguati e le esternazioni del tutto sconfortanti. Prendete ad esempio quella europarlamentare leghista che pare risponda al nome di Susanna Ceccardi, la quale si chiedeva qualche giorno fa cosa c’entrino i migranti con il clima.

Evidentemente per la leghista il clima riguarda solo gli orsi bianchi al Polo Nord e non la vita, la società e l’economia di tutto il pianeta. O quell’altro fenomeno che mi pare si chiami Filippo Facci il quale, in compagnia dello spassoso (dal vivo o nell’ottima imitazione di Maurizio Crozza) Vittorio Feltri, non trova di meglio da fare che deridere Greta Thunberg, la quale, a detta dei due splendidi esemplari in questione, sembrerebbe la bambina dell’Esorcista.

Certo, se l’umanità fosse composta da personaggi come Ceccardi, Facci o Feltri e i numerosi “webeti” (a volte anche sedicenti di sinistra) che se la prendono con Greta, l’estinzione sarebbe un esito non solo inevitabile, ma anche per molti versi meritorio e contribuirebbe a migliorare l’universo, purgandolo di una scoria dannosa come l’umanità.

Purtroppo siamo pieni di parlamentari incompetenti, come denunciato dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, e di maschi (o femmine) frustrati di mezza età che scaricano i loro eccessi di bile su una giovane donna esemplarmente impegnata come Greta Thunberg.

Se ci si limitasse a queste categorie, per quanto spregevoli, non sarebbe nulla di che. Purtroppo sono moltissimi coloro che rimuovono il problema per non cadere preda dell’angoscia e preferiscono adottare, più o meno consapevolmente, la politica dello struzzo, nascondendo la testa sotto la sabbia e autoconvincendosi che in fondo si tratta solo di un brutto sogno dal quale ci risveglieremo presto.

E poi ce ne sono altri – sono pochi -, inseriti nei gangli decisionali di grandi imprese, banche e governi. Questi sono i veri e propri criminali ambientali, visto che la portata dei loro crimini è incommensurabile e che le loro azioni inconsulte, ispirate esclusivamente alla logica perversa del profitto e del potere politico fine a se stesso, minacciano di distruggere il futuro delle generazioni a venire.

Molti, disseminati nei consigli di amministrazione, operano nell’anonimato continuando a lucrare laute prebende, vendendo a peso d’oro il futuro della specie umana. Ce ne sono poi altri che invece godono di una certa fama, seppure pessima. Basti citare Donald Trump e Jair Bolsonaro, i due negazionisti climatici per eccellenza, i quali, un po’ per ignoranza, un po’ per convenienza, hanno deciso di operare come se il problema non esistesse e si danno anzi da fare ogni giorno per aggravarlo. Basti pensare ai folli piani di Bolsonaro per colonizzare l’Amazzonia, insostituibile polmone verde e riserva di biodiversità del pianeta.

Per salvare il futuro dei nostri figli e nipoti occorre mettere i criminali ambientali in condizione di non nuocere, isolandoli a livello internazionale (certo da questo punto di vista non si può certo dire che Luigi Di Maio e “Giuseppi” Conte siano una garanzia, data la loro vocazione servile nei confronti di Trump) e promuovendo politiche per il contenimento delle emissioni di anidride carbonica, abbandonando la scellerata politica di finanziamento delle fonti fossili, perseguita finora da tutti i governi italiani. Nessuno escluso.

Occorre una costante mobilitazione dal basso e occorrono norme di carattere generale ben più avanzate ed efficaci di quelle contenute nella Convenzione di Parigi. La sfida è enorme. Se non vogliamo fare la fine dei dinosauri dobbiamo muoverci ed agire ora, seguendo le indicazioni di Papa Francesco che al tema ha dedicato la sua enciclica più bella, che andrebbe studiata in ogni scuola e università – e di Greta Thunberg.

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