La Commissione affari giuridici del Parlamento europeo (Juri) ha emesso il suo verdetto. La commissaria romena designata Rovana Plumb, indicata per il portafoglio dei Trasporti, e l’ungherese Laszlo Trocsanyi, in corsa per l’Allargamento, “non sono in grado di esercitare le proprie funzioni conformemente ai trattati e al codice di condotta“. Lo scrive su Twitter Jaume Dauch, portavoce del Parlamento europeo precisando che la decisione è stata presa dalla Commissione Juri. Adesso il presidente del Parlamento europeo David “Sassoli chiederà alla presidente Ursula von der Leyen quali ulteriori passi intende prendere”. Von der Leyen attende una lettera da Sassoli, “con le decisioni del Parlamento europeo” sui due candidati, ha ribadito la portavoce dell’esecutivo comunitario, Mina Andreeva, precisando che la lettera “dovrebbe contenere anche le raccomandazioni della commissione Affari giuridici”. “C’è una procedura da seguire e si seguirà questa procedura”, ha aggiunto. Nel frattempo Trocsanyi ha annunciato un ricorso: “Non resta altra scelta che valutare se far valere il proprio diritto presso la Corte di giustizia competente”. Ma Orban ha già proposto come candidato alternativo Oliver Varhelyi, che avrebbe fatto una buona impressione al team della presidente della Commissione. Classe 1972 è stato vice rappresentante permanente dell’Ungheria dal 2011 al 2015 e capo unità alla direzione generale Mercato Interno della Commissione Europea dal 2008 al 2011.
Sulla carta, entrambe le situazioni appaiono assai problematiche: per la Plumb, destinata ai Trasporti, il problema nasce, scrive a Sassoli la presidente della commissione Juri Lucy Nethsingha (Regno Unito, gruppo Renew Europe) , “da un prestito ricevuto dalla commissaria designata da una persona fisica che opera professionalmente nel settore del turismo, come pure dal fatto che – scrive la commissione Juri nella lettera al presidente del Parlamento – sulla base delle informazioni ricevute dalla commissione, non è chiaro come questo prestito debba essere restituito, in maniera trasparente e aperta”. Dunque, la Juri ritiene che “in questa fase, e fino a che il conflitto di interessi non verrà risolto, ci sono seri dubbi sul fatto che la candidata possa esercitare il suo ruolo di commissario ai Trasporti”. La Juri teme che “i problemi legati alla restituzione del prestito” rimangano anche nel caso in cui alla Plumb venisse assegnato un altro portafoglio.
Per l’ungherese Laszlo Trocsanyi, designato all’Allargamento e alla Politica di vicinato, le questioni sono varie: anzitutto, “il suo multiplo e chiaro coinvolgimento nello studio legale Nagy es Trocsanyi; i suoi rapporti con la Russia, specialmente con riferimento al suo ruolo come ministro della Giustizia nell’estradizione in Russia di sospetti russi, che sono stati poi rilasciati, malgrado richieste precedenti di estradizione dagli Usa”. Preoccupano anche “il suo coinvolgimento come ministro della Giustizia in un contratto del 2018 ottenuto dallo studio Nagy es Trocsanyi riguardante la centrale nucleare Paks II, malgrado l’esistenza di una clausola di conflitto di interessi; la nomina di un partner dello stesso studio legale come suo consigliere personale al ministero della Giustizia, quando Trocsanyi deteneva il 12,6% dello studio”.
Secondo quanto scrive il sito VoteWatch, la commissione Juri è composta per il 40% di eurodeputati tedeschi e francesi. Solo il 16% degli europarlamentari proviene dall’Europa centrale e orientale. Nella commissione non sono presenti deputati polacchi o rumeni. Considerato questo squilibrio geografico, sottolinea il sito, si possono comprendere più facilmente le ragioni che hanno portato Juri a prendere tale decisione nei confronti dei candidati ungherese e romena.
Intanto nel primo pomeriggio inizieranno le audizioni dei commissari candidati da parte del Parlamento. I primi tre a presentarsi davanti alle commissioni sono lo slovacco Maros Sefcovic, (Vicepresidente – Relazioni interistituzionali e prospettive strategiche), l’irlandese Phil Hogan (commercio) e la bulgara Mariya Gabriel (Innovazione e giovani). Prima che il Parlamento si esprima con un voto sulla Commissione (il 23 ottobre in seduta plenaria), le commissioni parlamentari devono esaminare ciascun candidato. I commissari designati vengono chiamati a partecipare a un’audizione pubblica di tre ore davanti alla commissione o alle commissioni responsabili del portafoglio di cui si dovranno occupare. Le audizioni termineranno martedì 8 ottobre.
Chi è Varhely – Parla tre lingue oltre all’ungherese e, dopo essersi laureato in legge a Szeged, in Ungheria, ha fatto un master in studi giuridici europei ad Aalborg, in Danimarca. Il suo curriculum a prima vista. Varhelyi, sposato, tre figlie, è nato a Szeged (Seghedino), nel sud del Paese, vicino al confine con la Serbia e con la Romania, ed è oggi il rappresentante permanente dell’Ungheria presso l’Unione Europea. In precedenza è stato tra l’altro capo del Dipartimento diritto comunitario del Ministero della Giustizia e capo del Servizio giuridico della Rappresentanza Permanente ungherese a Bruxelles.