La presidente Luisa Melara, dopo appena 5 mesi, pronta a rinunciare dopo lo stop al progetto di bilancio arrivata dal dg Franco Giampaoletti. Sui conti Ama si apre anche una partita da 107 milioni di euro sulle "lettere di compensazione", mentre Ernst&Young avverte: “Incertezza significativa relativa alla continuità aziendale”. Intanto, dalla Regione Lazio sarebbe iniziato il pressing sul ministero dell'Ambiente per una nuova discarica
La Regione Lazio proroga di soli 15 giorni l’ordinanza estiva sull’emergenza rifiuti di Roma, mentre i vertici della società capitolina Ama sono a un passo dalle dimissioni. “Già nella giornata di martedì”, dicono i bene informati. E sarebbe il settimo cambio in appena 3 anni e mezzo. In ballo c’è il bilancio dell’azienda che gestisce i rifiuti nella Capitale, cui il Campidoglio non ha ancora approvato i conti del 2017. Tutto ciò mentre all’attuale presidente Luisa Melara è arrivata una relazione firmata Ernst&Young in cui si parla di “incertezza significativa relativa alla continuità aziendale” e un altro revisore, Bdo Italia Spa, mette nero su bianco un’altra “bomba” da 107 milioni di euro.
Bilancio “non corretto”: il cda pronto a dimettersi – Roma Capitale continua a non voler approvare il progetto di bilancio, redatto e vidimato in estate dall’attuale consiglio d’amministrazione, nominato appena 5 mesi fa dopo le liti con l’ex presidente Lorenzo Bagnacani. Giovedì il direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, ha inviato una dura lettera ai vertici della municipalizzata, in cui si fa riferimento ai 18 milioni di extra-costi sui servizi cimiteriali che Ama continua a iscrivere fra i crediti, ma che il Campidoglio non riconosce ‘bannandoli’ come “inesistenti”. Dopo la nota interna, sabato sera è arrivato anche un comunicato stampa che è stato interpretato come una sorta di “scomunica pubblica” e un “invito a dimettersi” dai tre membri del cda. La situazione è caldissima. Domani ci sarebbe dovuta essere una nuova assemblea dei soci dopo quella andata deserta venerdì, ma Melara ha chiesto un rinvio “in attesa dei risultati della due diligence”, ovvero l’esame che la Ragioneria sta facendo su tutti i crediti che Ama dice di vantare nei confronti del Campidoglio e sulle partite contabili critiche. “La voglia di dimettersi è tanta, ma si riflette anche sulla possibilità di prendere tempo”, spiegano a Ilfattoquotidiano.it fonti di via Calderon de la Barca.
La relazione di E&Y e la bomba da 107 milioni – Come già avvenuto quando ai vertici della società c’era Bagnacani, è il revisione dei conti Ernst&Young a correre in soccorso dei dirigenti aziendali. In una relazione inviata anche alla Corte dei Conti, si parla di “incertezza significativa” relativa alla continuità aziendale e si punta il dito contro gli “eventi successivi” che potrebbero avere effetti patrimoniali ed economici nei prossimi esercizi. Il riferimento è proprio alla due diligence in corso in Campidoglio. Potenzialmente, fra servizi cimiteriali, centro carni e fatture varie, il buco di bilancio potrebbe raggiungere i 250 milioni di euro. Anche perché nelle pieghe di un’altra relazione, quella di Bdo Italia spa, si trova una nuova potenziale bomba contabile. Ama, infatti, nel corso degli anni è arrivata a mettere a bilancio ben 107,4 milioni di euro di crediti sul contratto di servizio che Roma Capitale deve versare ma che per il Campidoglio sono già stati ampiamente stanziati. Di cosa si tratta? Il meccanismo è questo: i cittadini romani pagano la Tari ad Ama, che poi deve girarla al Comune; gli stessi soldi poi il Comune dovrebbe riversarli alla sua società. Per brevità si redigono delle “lettere di compensazione”: nessun passaggio di denaro, solo una certificazione degli uffici. Alcune di queste lettere, però, ad Ama non risultano. E per ognuna di queste fatture, la società ha iscritto un credito. Fino ad arrivare a quota 107,4 milioni di euro.
Arriva la proroga, ma serve cabina di regia – Dai libri contabili alla raccolta in strada il passo è breve. E le difficoltà finanziarie della società capitolina si ripercuotono tutte sul fronte pratico, dove Roma sia avvia velocemente verso la crisi dei rifiuti. Domenica la sindaca Virginia Raggi ha detto, sconfortata, di essere stata “lasciata sola” in questa partita, specialmente dopo l’incendio che ha distrutto il Tmb Salario l’11 dicembre 2018 e ha costretto il Campidoglio a rivolgersi ovunque, sia in Italia che all’estero, pur di piazzare centinaia di tonnellate di indifferenziato che il sistema romano non può più sopportare. D’altro canto, in un’intervista al Corriere della Sera, l’assessore regionale, Massimiliano Valeriani, ha denunciato come Roma spenda “oltre 200 milioni l’anno” per portare i suoi rifiuti fuori dall’ambito romano. Come fare, dunque? L’ordinanza firmata da Nicola Zingaretti prima dell’estate che costringe tutti gli impianti del Lazio a dare la precedenza a Roma, è stata prorogata di altri 15 giorni. Un palliativo, perché il 16 ottobre la situazione non sarà cambiata. In Regione Lazio, secondo quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, hanno chiesto un incontro urgente al ministro all’Ambiente, Sergio Costa, per ottenere un accordo che preveda la realizzazione di una discarica da almeno 1 milione di metri cubi, in modo da dare la possibilità alla città di Roma di riavviare la raccolta differenziata nei prossimi 2 anni.