Non solo tensioni a porte chiuse, ma pure botta e risposta su Twitter. Mentre il Consiglio dei ministri è riunito per discutere della Nota di aggiornamento al Def e dopo che nella notte tra domenica 29 e lunedì 30 settembre c’è stato un vertice di maggioranza molto teso, a scontrarsi pubblicamente sono stati il ministro Pd Dario Franceschini e il vicecapogruppo di Italia viva Luigi Marattin: un faccia a faccia online tra due ex compagni di partito che, proprio durante la riunione notturna, si sono fronteggiati sulla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva e le possibili soluzioni da adottare.

Il primo a parlare è stato il ministro dem, con un Tweet rivolto sia ai renziani scissionisti, ma pure a Luigi Di Maio: “Avviso ai naviganti”, ha scritto, “la smania quotidiana di visibilità logora i governi. Già visto tutto. Si inventano litigi sull’Iva, quando nessuno vuole aumentarla, solo per avere qualche riflettore acceso. Il Pd sceglie la serietà e si impegna sul cuneo fiscale per aumentare gli stipendi”. Gli ha replicato poco dopo Marattin: “Ciao Dario”, ha scritto. “A noi non interessa la visibilità: a noi basta non aumentare l’Iva. Stanotte proponevi di aumentare di 5 o addirittura 7 miliardi di euro il gettito Iva. Se hai cambiato idea, buon segno! Buon lavoro”. Quindi Franceschini ha ribattuto pubblicando una foto di Dante Alighieri e riportando la citazione: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa“. E Marattin citando Dante a sua volta: “Fatti non foste a vivere come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

Per i dem, comunque, sterilizzata l’Iva e scontri a parte, “rimettere i soldi in tasca ai lavoratori”, resta una priorità. Lo ha detto chiaro il vicesegretario Pd Andrea Orlando: “Io credo che uno degli obiettivi fondamentali di questa manovra debba essere quello di ridurre la pressione fiscale sulla busta paga di chi non arriva in fondo al mese. Solo così si aiuta chi ha bisogno e si fanno ripartire i consumi”, ha scritto su Twitter.

Secondo le ricostruzioni delle ultime ore, al tavolo di governo Teresa Bellanova e Luigi Marattin hanno insistito durante il vertice notturno: piuttosto che aumentare l’Iva si riveda quota 100 o si rinvii di un anno l’avvio del taglio delle tasse sul lavoro, magari si usino fondi non spesi dei Comuni. Contro questa posizione, si sono esposti i democratici Antonio Misiani e Dario Franceschini, che con Roberto Speranza di Leu hanno posto le tasse sul lavoro in cima all’agenda. A quel punto è iniziato lo scontro e i conseguenti litigi. Per questo in mattinata è partita la carica renziana: “Aumentare l’Iva sarebbe uno schiaffo ai più poveri”, ha scritto l’ex premier Renzi. Concetto simile espresso anche Di Maio che, non volutamente, si è accodato. Quindi si è esposto anche il capogruppo dem, già renziano, Andrea Marcucci, che ha detto no agli aumenti di tasse. Ma “nessuno vuole aumentarle”, ha ribattuto irritato Franceschini. “Bisogna tagliare le tasse in busta paga a chi non arriva a fine mese”, ha detto il segretario Pd Nicola Zingaretti.

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