Le dichiarazioni del ministro M5s dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti contro il crocifisso in classe riaprono il dibattito su una controversia non ancora risolta in Italia. “E’ una questione divisiva, che può attendere”, ha detto a Rai Radio 1 il neotitolare del dicastero della Scuola nella puntata del 30 settembre. “Io credo in una scuola laica, ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi. Non esporrei un simbolo in particolare, ed eviterei l’accozzaglia, altrimenti diventa un mercato. La foto di Mattarella nelle aule? No, neanche il presidente la vorrebbe. Meglio appendere alla parete una cartina del mondo con dei richiami alla Costituzione”. Sul tema da anni si scontrano cattolici e laici. I primi a battersi contro il crocefisso furono Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia e il giudice Luigi Tosti. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con una sentenza definitiva, nel 2011 sancì che il crocifisso poteva restare affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane. Nessun provvedimento è stato pensato dal governo Conte 2 nel merito, tanto che fonti M5s hanno fatto sapere che “non è un tema all’ordine del giorno per il Movimento 5 stelle”: “Le scuole italiane hanno ben altri problemi, seri e concreti, da affrontare. Messa in sicurezza degli istituti, e loro ammodernamento, aumento degli stipendi di insegnanti e personale sono le priorità. Dibattiti e polemiche su questioni distanti dalla vita quotidiana dei cittadini non ci appassionano né interessano”.
Contro le parole di Fioramonti si sono schierate le destre, da Forza Italia alla Lega al Carroccio, ma pure il senatore renziano di Italia viva Davide Faraone. “Lascia stare merendine, crocifisso, foto di Mattarella, giustificazioni”, ha scritto su Twitter il parlamentare ex Pd. “E pensa a fare il ministro. Ripristiniamo L’Unità di Missione sull’edilizia scolastica?”. Pure il suo ex collega e vicesegretario Pd Andrea Orlando ha dimostrato di non condividere la posizione di Fioramonti: “Da laico dico che non sono i crocifissi a mettere in discussione la laicità della scuola e dello Stato”, ha scritto su Twitter.
Una linea che Faraone e Orlando condividono con la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: “Dopo Toninelli, ora è il ministro Fioramonti a regalarci ogni giorno una perla di saggezza”, ha dichiarato. “Io invece vedo bene il crocifisso in aula, e la cartina del mondo con richiami alla Costituzione negli uffici del M5s, così imparano dove sta Matera e cosa dice l’art. 1 della Costituzione (la sovranità appartiene al popolo)”. Una posizione condivisa dall’ex ministro dell’Interno del Carroccio Matteo Salvini: “La nostra cultura, la nostra identità, la nostra storia, in ogni ufficio comunale un crocifisso e guai a chi lo tocca. Soprattutto in una terra come l’Umbria. Ieri sono stato a Cascia e a Norcia e vagli a dire non ci piacciono più Santa Rita e San Benedetto”.
Naturalmente contro Fioramonti si sono esposti anche alcuni esponenti della Chiesa. “Togliere il crocifisso”, ha dichiarato l’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, “servirebbe solo ad aiutare il leader della Lega Matteo Salvini. Quel partito utilizzerebbe la vicenda per la sua battaglia contro il governo che oltre ad aumentare le tasse urterebbe la sensibilità di gran parte degli Italiani”. Secondo Pennisi “le parole di Fioramonti non sarebbero molto popolari”. In serata, intervistato dal Tg2000, il segretario generale della Cei Stefano Russo ha dichiarato: “Ogni tanto qualcuno usa questo segno di comunione in modo divisivo. Spero che si rifletta su ciò che è stato detto in modo avventato. In questo momento abbiamo bisogno di questi simboli. Il crocifisso non fa male e non offende nessuno. È assolutamente un segno positivo”.
Tra le prime a contestare il ministro della Scuola era stata ieri la presidente dei deputati Forza Italia Maria Stella Gelmini: “Il crocifisso non è un elemento di arredo”, aveva detto, “ma la testimonianza delle radici del nostro Paese. La sua presenza sulle pareti delle aule scolastiche, contrariamente a quel che pensa il ministro Fioramonti, non impedisce di esprimersi agli studenti di altre culture e religioni, ma sta lì a ricordare che la laicità che il ministro liberamente rivendica è conseguenza diretta proprio delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa”.