“Mio figlio ha fatto il primo sciopero della sua vita, gliel’ho concesso. I giovani che hanno riempito le piazze sono sensibili al problema dei cambiamenti del clima e questo ci deve far ben sperare”. Questo ha detto il Presidente Giuseppe Conte il 28 settembre parlando al villaggio Coldiretti di Bologna.
Ci rallegriamo con lui: anzi, con tutto il rispetto, osiamo sperare che il figlio sarebbe andato in piazza per il clima anche se il padre non glielo avesse concesso.
Ma, soprattutto, ci rallegriamo con lui perché ha aggiunto: “Voglio Coldiretti alleata del governo in questo progetto di Green New Deal per un’Italia più verde… Dobbiamo progettare il futuro già oggi tutti insieme, vi aiuteremo con incentivi e non con penalizzazioni… Questo significa un principio cardine, la cura dell’ambiente e del terreno che voi avete nel Dna, la protezione delle biodiversità”; suggellando il tutto con il “patto del parmigiano” stipulato con Ettore Prandini, presidente Coldiretti, il quale ha apprezzato questo “riconoscimento del ruolo del settore agricolo come modello di sviluppo sostenibile”.
Finalmente parole chiare, anche se avremmo preferito un patto senza parmigiano e magari con qualche immediato impegno concreto a favore dell’ambiente.
E così ci permettiamo di dare qualche suggerimento in proposito. In primo luogo, di rivedere la normativa sulla fertirrigazione, il compostaggio, l’uso dei fanghi di depurazione e ogni altra attività suscettibile di inquinare con rifiuti i nostri terreni agricoli. Ed è appena il caso di ricordare, in proposito, che è ormai da un anno che aspettiamo la revisione (doveva essere “immediata”) della sciagurata disposizione con cui, nel decreto Genova, si è consentito l’uso in agricoltura di fanghi di depurazione pesantemente contaminati. Specie ora che la Lega, fortunatamente, non è più forza di governo.
Occorre, poi, applicare immediatamente il regolamento del 1 marzo 2019 che prevede finalmente “interventi di bonifica, di ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d’emergenza, operativa e permanente, delle aree destinate alla produzione agricola e all’allevamento”, con i criteri per la caratterizzazione delle aree agricole inquinate al fine di bonificarle.
E contemporaneamente occorre mobilitare tutta la polizia giudiziaria e le agenzie regionali per la protezione ambientale affinché intensifichino i controlli sul dilagante fenomeno, appunto, dello smaltimento di rifiuti, anche pericolosi e tossici, su terreni agricoli, che certamente frutta agli agricoltori disonesti ben più della normale coltivazione del terreno.
E anche la Coldiretti ci aspettiamo faccia la sua parte, denunciando tutti i casi di malagestione e costituendosi parte civile contro questi agricoltori disonesti che, consentendo discariche mascherate di rifiuti, rischiano, di compromettere e danneggiare i tanti che, anche a costo di fare la fame, rispettano la legge e si rifiutano di attentare alla nostra salute.
Questo, a nostro sommesso avviso, sarebbe il modo migliore di ringraziare concretamente, al di là delle chiacchiere, i nostri giovani per aver iniziato a fare quello che le nostre generazioni non hanno avuto la forza e la volontà di fare, pur dopo i fermenti del 68: rimettere in discussione un sistema di valori dominati dal mercato e parlare di “essere” non di “avere”.