Le condizioni del settore manifatturiero italiano peggiorano a settembre. L’indice Pmi di Ihs Markit, risultato di sondaggi condotti con i direttori acquisti delle aziende, rileva un calo a 47,8 punti dai 48,7 di agosto: è la più forte contrazione in sei mesi. La soglia dei 50 punti separa la contrazione dall’espansione. Molto peggio fa la Germania, dove a settembre l’indice Pmi manifatturiero si è attestato a 41,7 punti, il livello più basso da giugno 2009, in peggioramento dai 43,5 punti di agosto. Una conferma rispetto alla prima stima diffusa il 23 settembre scorso che rilevava un valore di 41,4. Si tratta infatti in ogni caso del nono mese consecutivo di ribassi per Berlino.
A influenzare l’indice italiano sono state le contrazioni della produzione e dei nuovi ordini. “Il settore manifatturiero in Italia a settembre non mostra segnali di superamento della crisi, con la contrazione degli ordini che si estende al 14esimo mese consecutivo e a un tasso più veloce rispetto ad agosto”, spiega l’economista Amritpal Virdee, segnalando che “così come stanno le cose, gli ultimi dati Pmi suggeriscono che, zoppicando verso l’ultimo trimestre dell’anno e sulla traiettoria in cui si trova attualmente, l’economia manifatturiera potrebbe finire a livelli inferiori di quelli mostrati quando era entrata in crisi all’inizio del 2018“.
Non è inaspettata neanche la situazione della Germania, visto che già l’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese aveva segnato un nuovo record negativo ad agosto, accompagnando i risultati negativi della produzione industriale di luglio: -4,2 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La produzione tedesca si è inceppata e l’economia non cresce più: nel secondo trimestre il pil di Berlino ha segnato una contrazione congiunturale dello 0,1 per cento. E ora lo stesso istituto Ifo prevede che l’economia entrerà in recessione tecnica nel terzo trimestre dell’anno, dal momento che si attende un ulteriore calo del pil dello 0,1%.